Opposizione democratica
di Giuseppe Izzo---18-03-2018
Il popolo italiano ha assegnato la vittoria al centrodestra e al M5S e impone a Salvini e Di Maio di formare il governo.
E’ bene ricordare che il PD ha perso le elezioni e il non tenerne conto significa trasgredire a una regola chiara della democrazia: chi vince governa.
Se i due vincitori singolarmente non hanno i numeri, appare (singolare!!!) chiedere a chi ha perso di farsi carico di assicurare la governabilità. Il PD si è caricato questa responsabilità nei trascorsi difficili sette anni.
Quindi spetta ai vincitori, che si sono posti completamente alternativi al PD, assicurare un governo al paese.
Aleggiano impropri paragoni con il governo della Repubblica federale tedesca.
A costoro bisogna ricordare che, malgrado i mal di pancia della base della SPD, il neonato governo Merkel ha una continuità con la precedente legislatura, mentre in Italia il governo è stato sonoramente bocciato nelle urne.
La situazione può essere assimilato a quella greca dove un partito di sinistra, qual è il M5S secondo i suddetti analisti, Syriza di Alexis Tsipras governa con ANEL, partito indipendentista nazionalista e di destra, con margini percentuali che si configurano simili al rapporto tra M5S e Lega.
Questa è la soluzione più adatta per l’Italia, anche perché è quella più compatibile col volere della maggioranza degli italiani.
La soluzione che uno dei due si allei col PD rappresenta una forzatura democratica.
Se poi centrodestra (Lega) e M5S si rifiutano di dare un governo al paese se ne assumeranno la responsabilità davanti all’elettorato.
Non ha senso di parlare di per indurre il PD a scegliere la strada della collaborazione con un vincitore. Si è responsabili anche stando all’opposizione, rivedendo anche il ruolo e gli obiettivi di una nuova Europa. L’incontro Macron- Merkel è un primo timido approccio di una politica che ridisegni forma e consistenza di una costituzione materiale dell’Unione Europea che affronti la sfida della globalizzazione e non lasciarla a sentimenti quali il populismo, xenofobia e paure.
IL PD deve affrontare con una seria riflessione sui limiti di una cultura politica, retaggio di un tempo che fu, che ha anche ridotto l’efficacia politica della sua azione di governo, al netto degli indubbi errori che sono stati commessi. La discussione deve porsi come asse portante una efficace riforma costituzionale che non abbia come carattere qualificante la sinistra stessa e la sua identità ideologica, ma la risposta ai problemi e alle paure della gente nel nuovo mondo globalizzato.