Cooperativismo oggi: una prospettiva francese
di Marina Izzo---15-04-2018
Il cooperativismo è stato uno dei caposaldi della cultura di sinistra. Sorto come reazione alle incongruenze del capitalismo, che opponeva i proprietari dei mezzi di produzione alla classe lavoratrice, il primo cooperativismo si fondava sul cosiddetto mutualismo, fenomeno caratterizzato dalla volontarietà e dall’assenza del fine di lucro nelle attività perseguite.
In questo approfondito articolo, Cyrille Ferraton opera un’interessante analisi storica sulle origini del cooperativismo francese, non solo come fenomeno storico, ma soprattutto come orientamento di pensiero (a partire da Charles Gide, passando per Marcel Mauss) volto a promuovere l’emancipazione delle classe operaia attraverso la gestione autonoma del proprio lavoro, ma anche attraverso il rafforzamento delle proprie capacità di organizzare i consumi in modo economicamente sostenibile, permettendo così ai salariati di far fronte alle oscillazioni inflazionistiche, che spesso ne piegavano significativamente la capacità di acquisto.
“Fondata su un principio democratico, la cooperativa si oppone alle regole dell’impresa tradizionale, che distribuisce il potere in modo proporzionale al capitale investito” afferma l’autore.
Eppure, malgrado il successo, anche economico, raggiunto nel corso degli ultimi due secoli da questo tipo di associazioni (esse rappresentano oggi il 10,4% della forza lavoro impiegata in Francia) e l’elevato livello di innovazione che introducono nel mercato dei servizi (le cooperative spesso rispondono a bisogni poco presi in considerazione sia dal settore privato profit sia dal settore pubblico statale), l’evoluzione subita da quest' ambito (oggi comunemente indicato come economia solidale) sta rendendo sempre più complesso distinguere, nel comportamento economico, questi attori da quei soggetti che si ispirano più apertamente alle logiche di mercato.
Nonostante ciò, il cooperativismo mantiene vivo il proprio messaggio di innovazione per la società tramite il perseguimento di una trasformazione “politica” della stessa: se le prime associazioni mutualistiche puntavano a riformare la proprietà privata, gli attuali attori dell’economia solidale usano i principi del libero mercato per promuovere la trasformazione del mondo in senso più equo, ad esempio, attraverso la promozione del commercio equo e solidale e della filiera corta, soprattutto con riferimento alla produzione agro-alimentare.