L'ennesima polemica inutile
di Maria Teresa Iannitto---13-05-2018
Leggo con interesse il resoconto di Lucia Fattori su di una bella esperienza di ASL e noto, anche se nei media si continua a parlar male di questa novità introdotta dalla legge 107 del 2015, che le attività svolte dai ragazzi con soddisfazione non sono poche, anzi. Sono dell’altro giorno, ad esempio, i servizi RAI sui progetti svolti dagli studenti in varie sedi della televisione di stato, le collaborazioni delle scuole con il FAI e con Italia Nostra. Insomma tante belle iniziative che lasciano ben sperare sul futuro dell’ASL.
Purtroppo però, quando si parla di scuola, si parla male. Sulla qualità- mediocre, per non dire pessima- dei servizi giornalistici dice e scrive bene Luca Sofri, più volte citato in questo sito, per cui rinvio alle sue acute analisi sul tema, ma vorrei spendere due parole sull’ennesima polemica- inutile- sollevata dalla nota di Gramellini relativa alle prove Invalsi di questo anno. Come è noto quando Gramellini scrive di scuola estrapola un elemento dal contesto e ci ricama sopra un commento. Un giornalista dovrebbe informarsi, informare e poi, semmai, commentare: lui commenta a prescindere e polemizza sul nulla, essendo la sua polemica basta su di una non-notizia. Questa volta la questione gravissima sarebbe l’aver posto agli alunni della primaria, impegnati nella prova invalsi, una domanda sulle aspettative relative al loro futuro lavorativo. A ruota sono seguiti la denuncia dei sindacati, qualche lettera di mamma scandalizzata, gli studenti “impegnati” etc. etc. ovviamente nessuno si è preso la briga di andare a vedere che la domanda in questione non rientra nella prova Invalsi, quindi non c’entra nulla con la valutazione del livello di conseguimento delle competenze. Si trova invece nel questionario studente che viene compilato per raccogliere le informazioni utili a situare i risultati delle prove nel contesto economico e sociale di provenienza degli alunni. Un’informazione preziosa che ci consente di confrontare classi e scuole di contesti simili e ragionare su se e quanto l’ “effetto scuola” riesca ad offrire a tutti pari opportunità di riuscita nella vita e nel lavoro. Alla scuola tocca il gravoso compito di contribuire alla rimozione “degli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini impedendone il pieno sviluppo della persona umana…”(art. 3 Cost.), ma se non ci dotiamo di strumenti di indagine che ci consentano di capire se il lavoro che si svolge quotidianamente nelle aule va in questa direzione, come facciamo a dire che le cose stanno effettivamente così? Le prove Invalsi sono state introdotte sicuramente in modo maldestro e con intenti contraddittori, sollevando inizialmente una marea di critiche, in parte fondate, ma ora che finalmente hanno assunto una dimensione in sintonia con il lavoro delle scuole sono diventate uno strumento preziosissimo. Purtroppo molti sono ancora gli insegnanti che, non aggiornandosi, non ne comprendono il significato né sono in grado di spiegarlo ai genitori e agli alunni. Ci sono ancora casi, ma sempre più isolati, di maestri elementari che boicottano le prove facendo assentare la classe nelle giornate previste. I genitori, pur di non mettersi in contrasto con chi hail compito di insegnare ai loro figli per cinque lunghi anni, li lasciano a casa. Infine, se proprio vogliamo commentare la domanda in questione, ma veramente pensiamo che possa influire in senso “aziendalista” sulla scuola? in alternativa che facciamo, in classe aboliamo tutti i discorsi sul loro futuro e parliamo di solo di farfalle e tramonti? Ma davvero si crede che comunque i ragazzi e le ragazze non si formino una loro idea mutuandola dai discorsi in famiglia e tra pari? Ma in che mondo vive Gramellini?