Ai libertari americani, ora la festa gliela fa Trump
di Alberto Galanti---10-07-2018
Il 10 novembre 2016, quando furono pubblicati i risultati delle presidenziali USA, stato per stato, mi accorsi che per non più di 230 mila voti in tutto, in quattro stati, la Clinton aveva perso i 75 grandi elettori che determinarono la vittoria di Trump. Il Partito Libertario triplicò i voti (cioè raggiunse poco più del 3%). Per intenderci, se in quegli stati si fosse limitato a duplicarli la Clinton avrebbe vinto (vedi tabella allegata). I libertari non presero neanche un seggio, dato il sistema di voto USA, ma fecero una grande festa. Andai subito a leggermi il loro programma. Estremista, contraddittorio e, a dirla tutta, veramente aberrante, pone comunque tra i suoi obiettivi anche quelli che sono giusti e sostenibili come i diritti civili, il diritto all’aborto e alla omosessualità. Cose queste che vengono trattate con estrema prudenza dai giudici progressisti della Corte Suprema USA, figuriamoci come le affrontano quelli conservatori. Era assolutamente prevedibile che, con la vittoria di Trump, la Corte Suprema si sarebbe sbilanciata decisamente in senso conservatore. Come è puntualmente accaduto con la nomina di Neil Gorsuch, eletto con una modalità assolutamente inusuale dopo un lungo ostruzionismo democratico e, come accade in queste ore, con quella di Brett Kavenaugh.
Consoliamoci: gli autolesionisti non sono solo da noi.
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