Genetista cercasi disperatamente
di Alberto Galanti---18-09-2018
Carlo Calenda suscita in me ammirazione, fiducia e stima come persona generosa e propositiva e come figura istituzionale di alto livello per professionalità e approccio ai problemi. Notevole la capacità che ha dimostrato come ministro dello sviluppo economico. Piange il cuore vedere che oggi in quel dicastero ci sia una persona arrogante, presuntuosa e platealmente incapace.
Mi dispiace molto quando Calenda prende iniziative di tipo politico che purtroppo non tengono conto del fatto che le persone più in vista del PD alle quali le propone, di solito i migliori dirigenti democratici, sono comunque profondamente diverse da lui.
Calenda, senza doppiezze o secondi fini, vuole che l’Italia esca dalla profonda crisi di credibilità in cui si è inabissata. I suoi interlocutori vorrebbero raggiungere lo stesso risultato A CONDIZIONE CHE, alla fine, il loro galleggiamento sia assicurato.
Il PD è un malato grave. La prognosi è “riservata” per alcuni, “alla lunga infausta” secondo il mio giudizio. Mi iscrissi al PD quando, con l’inchiesta mafia capitale, la “casa bruciava”. Me ne andai quando si fece strada in me il grave dubbio che si trattasse di autocombustione. Calenda si è iscritto quando la crisi politica avrebbe sconsigliato chiunque di farlo e si è trovato isolato dai vari gruppuscoli dirigenti, in guerra fra loro, impegnati in defatiganti manovre di galleggiamento. Nanni Moretti disse a suo tempo, riferendosi ad altri e in un’altra era politica: “con questi dirigenti non vinceremo mai”. Ripensandoci, mi è venuto il sospetto che la malattia del PD, purtroppo, abbia origini genetiche.