Giù le mani dal Carnevale!
di Carlo Corridoni---23-01-2019
Io un film ho visto con Lino Banfi, uno solo tanti anni fa. Impersonava un poveraccio che viveva chiedendo lietamente l'elemosina davanti a un supermarket ma, per impietosire i passanti, fingeva d'avere una gamba di meno. Aveva scavato un buco per terra e in quel buco lungo e stretto infilava dritta dritta una gamba. Quella gamba spariva alla vista lasciando che l'altra apparisse come la superstite, buona. Insomma era un furbo che oggi se la caverebbe col furto di un assegno d'invalidità o di chissà quale altro provvedimento di cittadinanza.
Certo il Banfi attore non è tutto lì, come Totò non si conteneva in Siamo uomini o caporali e come Dario Fo non era tutto in Mistero Buffo. Anche Eduardo non stava tutto in Filumena Marturano o in qualche personaggio di Napoli milionaria! E così pure Lino Banfi oggi deborda: speriamo che 'riesca ad uscire' (!) dal suo personaggio o semmai vada a recitare all'Unesco personaggi non caricaturali.
Il pericolo che ci fa correre è quello di non saper cambiare mestiere, di continuare cioè a lavorare seriamente continuando contemporaneamente a farci ridere. Infatti già capita a comici (che non facevano ridere) che adesso, non cambiando mestiere, ce la mettano tutta per farci piangere.
Però però: un conto è Lino Banfi professionista e un altro conto è Lino Banfi personaggio dei suoi personaggi: l'attore-manifesto. Se la scelta del governo è stata quella di utilizzare uno strumento popolare per rivolgersi al popolo, prima di tutto bisogna che Lino Banfi sia ben conscio delle responsabilità che si assume, e non solo nel nuovo ruolo culturale internazionale. Poi la seconda-ma-non-ultima necessità è quella di ricordare (a lorsignori, direbbe Fortebraccio) che la cultura popolare non è inerentemente populista. Le tentazioni del MinCulPop sono sempre incombenti sulla nostra esperienza popolocratica, per non dire 'democratica fra virgolette'.
Per quanto mi riguarda, ero un insegnante di area tecnologica che non riusciva né ad aggiornarsi seriamente né ad essere aggiornato professionalmente, tanto che proposi - polemicamente - alla CGIL di lottare per passare la Scuola al Ministero dello Spettacolo da quello dell'Istruzione, ché le lezioni sarebbero state forse recitate meglio. Un Lino Banfi avrebbe fatto meglio di me? Forse!
Fra poco scoppierà per tutti il Carnevale, quello periodico dico, e allora? Ci mettiamo a litigare sul valore eversivo/rivoluzionario del Carnevale? Non riconosciamo più il valore del 'Mondo alla riversa'? Ci schiereremo dunque con Quaresima piuttosto che col suo disgraziato figliolo, che sempre Carnevale è? Non dimentichiamoci mai che il Carnevale è una cosa seria!