Proposta per gli iscritti a parlare
di Raffaella Grasso---21-03-2019
Facciamo parte di un’Associazione culturale e posso testimoniare di essere molto presa dall’aggettivo che la connota, considerando il clima culturale l’ambito più idoneo a mettere in circolo nuove idee, a movimentare e direzionare il cambiamento.
Avverto altresì, proprio nella complessità dell’attuale contesto storico, la spinta a cercare di conferire un contributo più marcatamente politico, atteso peraltro che la nostra biografia è connotata almeno da larghe esperienze.
Mi faccio portatrice di un intento-base, che potrà di volta in volta essere tradotto nelle dinamiche sottostanti. Una precondizione metodologica, a mio avviso, irrinunciabile.
Sono stufa di lasciare certi temi in mano alle “destre” per l’incapacità della classe dirigente di “sinistra” ad affrontare laicamente ogni tematica.
Occorre:
1. avere e proporre una visione del mondo e non subire gli stereotipi che ci vengono vantati come fondati e razionali;
2. articolare dei “distinguo” e non agitare sterili e puerili contrapposizioni.
La “mia sinistra” deve parlar chiaro e, per intenderci, faccio mie alcune sollecitazioni di Alberto:
- non parlare di “un efficiente soluzione per lo smaltimento dei rifiuti” ma: “per lo smaltimento dei rifiuti - consapevoli che ad oggi le alternative sono la “Terra dei fuochi” e l’attuale scempio di Roma - proponiamo la costruzione di XX termovalorizzatori di nuova tecnologia per un totale di Euro YY;
- non dire: “Vogliamo batterci per un’Europa più giusta” ma: “Vogliamo batterci per un bilancio unico e per un’unica politica fiscale dell’Unione europea con un solo ministro dell’Economia e delle Finanze.”

Ecco un esempio – ormai bruciato dai fatti – ma emblematico.
La “mia sinistra” deve ammettere che i flussi migratori sono un problema e che saranno il problema dei prossimi decenni. Solo a questo punto potrà e dovrà offrire soluzioni adeguate. E tra la scelta delle soluzioni dovrà fare dei compromessi [ricordo che in politica è una bella parola!] per contemperare le esigenze di tutti gli attori in gioco e opzionare alternative che tengano conto anche degli impatti collaterali.

Un auspicio (tra i tanti altri) sui diritti civili. I diritti civili non dovrebbero essere sostenuti da bandiere, sono di e per ogni uomo. La “mia sinistra” non può trascurare però che ad ogni diritto è correlata una obbligazione, che rende peraltro il diritto non una concessione, spesso elargita ad immediato costo zero, ma che produce effetti che vanno ad impattare oltre la persona, sulla collettività. E la collettività, cioè il bene comune, dovrebbe essere preminente. Responsabilità è un’altra bella parola!

Cari Amici dell’Associazione, cosa ne pensate?