Quel che sarà
di Giuseppe Izzo---23-03-2019
L’inesorabile declino del Movimento 5 stelle e la chiusura del ciclo renziano alla guida del PD, possono delineare nuovi scenari a partire già all’indomani della fondamentale tornata elettorale di fine maggio.
Preliminarmente bisogna dare atto a chi, un anno fa, chiuse con nettezza la porta a un accordo di governo con i grillini. Se oggi si assiste a un’implosione del movimento si deve riconoscere la giustezza di tale scelta.
I barbari bisogna combatterli; non possono essere ammesse mediazioni volte a conciliare modelli culturali e visioni politiche diverse, se non addirittura confliggenti. Valeva ieri, vale sempre.
Verosimilmente il quadro politico tenderà a riprodurre il modello presente nella cosiddetta con la complicazione di un sistema elettorale largamente proporzionale.
Da un lato uno schieramento di destra violento nei valori e nei comportamenti, xenofobo ed oscurantista nei diritti ,regressivo sui temi di politica economica, fortemente antieuropeo e vagamente autarchico. Esso è legato fortemente al presente, senza mai alzare lo sguardo oltre l’attualità contingente. Il futuro con la sua complessità, con le sue interazioni globali, la relazione che esso stabilisce con le nuove e future generazioni sono fuori dall’agenda culturale prima ancora che politica. Esso si nutre (e nel contempo alimenta) di comprensibili e legittime istanze di sicurezza e di protezione sociale, che appaiono le nuove emergenze dell’intero occidente. La risposta che si vuole trasmettere è un ritorno al passato. è un’evocazione degli anni’20 del secolo scorso. Tale schieramento gode di una leadership largamente riconosciuta ed incontestata e ad oggi è largamente maggioritario nel paese.
Sull’altro fronte, la conclusione di un ciclo politico, che sia pure con luci ed ombre, ha segnato una significativa rottura con il passato e ha impresso una forte spinta riformatrice non completamente realizzata, ma che rimane comunque ineludibile nell’agenda del paese con la priorità della riforma della seconda parte della carta costituzionale, lascia un magmatico movimento di scomposizione e di riaggregazione.
Il sofferto percorso per individuare la nuova guida del principale partito di opposizione si è finalmente concluso, con una partecipazione popolare che testimonia dell’indiscussa vitalità dell’opzione progressista e riformista che alligna nel paese.
Il compito che attende in nuovo responsabile non è affatto semplice. Si tratta di ricomporre e portare a sintesi politica unitaria le diverse istanze che hanno, nel recente passato, favorito ed alimentato più le divisioni che le condivisioni.
Il segno di discontinuità lo si può cogliere in una gestione meno personale e più assidua del partito. Altro no! La visione strategica, così come delineata nel corso degli ultimi anni, deve rimanere sostanzialmente immutata.
Discontinuità non può e non deve essere il richiamo ad esperienze e persone che sono state consegnate al passato. Bisogna resistere alle sirene del che si batte solo contro il demone di turno. I cartelli elettorali possono far vincere una tornata, non sono assolutamente sufficienti a governare.
In maniera speculare si riproporrebbe lo schema che la destra sta attuando al governo. Guardare al futuro con gli occhi del passato. In parole estremamente semplici: consegnare il paese a Salvini per i prossimi anni.
Bisogna rafforzare e consolidare quello schieramento ampio di liberaldemocratici, cattolici progressisti , socialdemocratici ad oggi presenti nel paese e non adeguatamente rappresentati, sulla scorta di un programma, già tracciato e non completato nella precedente legislatura, che potrebbe raccogliere anche sensibilità a sinistra, senza peraltro coinvolgere figure logore e stantie.
Un siffatto disegno politico potrebbe affrontare in campo largo e a viso aperto i problemi che sono davanti al paese e su questi sfidare la destra.
Le proposte su temi qualificanti, quali la convinta ed irrinunciabile collocazione europea del nostro paese, la gestione del fenomeno migratorio con la consapevolezza che trattasi di un fenomeno epocale, lo sviluppo sostenibile mi si consenta una nota professionale (non piove da mesi, le falde acquifere si sono abbassate, in aree agricole costiere, quali per es. l’agro pontino c’è il concreto rischio che l’acqua salmastra inquini la falda con perdita significativa di fertilità dei suoli), il mezzogiorno d’Italia, il tema dei diritti, ma anche, e bisogna affermarlo chiaro e forte, quello dei doveri spesso considerato una premessa scontata ed acquisita e che invece talvolta genera tolleranze ingiustificate.
Su tali temi e non sulla nostalgia di un passato novecentesco si parrà la nostra nobilitade.
La formazione delle liste per le elezioni europee fornirà un primo riscontro.