Novantotto anni, ma non li dimostra.
di Carlo Corridoni---05-05-2019
Parlo di Edgar Morin.
Parlo ancora della testa ben fatta e non della testa ben piena. Parlo della Scuola di come la vorremmo tutti (o quasi): bambini e genitori, vecchi e figli, cittadini lavoratori: tutti.
La bell'età del grande sociologo già suggerisce come la qualità dell'istruzione non sia una novità. E neanche varrebbe la pena ripetere quanto poco conti sapere molte cose rispetto al saperle bene.
Però torno ugualmente sull'argomento delle trentatré ore l'anno attribuite ad un insegnamento nell'illusione che quel sapere parcellizzato vada a buon fine.
Si può conoscere molto di poco o poco di molto: quello che conta veramente della conoscenza è la sua organicità, cioè la sua coordinabilità in vista di un agire efficace. Per questo, a scuola, è stata introdotta - sia pure da non molti anni - la 'didattica delle competenze', un modo di predisporre l'apprendimento delle persone all'effettiva soluzione dei loro problemi. Una didattica laboratoriale.
Gli effetti positivi di questo metodo d'insegnamento si vedono già in tutte le scuole, dalle primarie ai licei.
Ancora per questo, nelle scuole superiori, si è cercato di ambientare l'apprendimento dei giovani nel contesto più produttivo possibile, che resta pur sempre l'ormai mitico 'mondo del lavoro'.
Le iniziative del tipo Scuola-Lavoro, per esempio, non tanto aprono prospettive di assunzione, in genere episodiche, quanto avviano utilmente all'apprendimento cooperativo, all'acquisizione di quelle competenze sistemiche che i soggetti mobilitano nell'interazione e nella collaborazione.
Insomma: esporre un giovane per un'ora a settimana, per trentatré settimane di fila, ad un esercizio disciplinare non coordinato può essere per lui inutile e, peggio, dannoso. Si tratti pure della materia più nobile che possiamo concepire.
Resta il fatto che trentatré più trentatré più trentatré, di trentatré in trentatré, son tutti posti di lavoro ...
Altrettanti collocamenti a contrasto della c.d. disoccupazione intellettuale.