Né aderire né .. ricompattare, compagni!
di Alberto Galanti---20-07-2019
Presentare una mozione di sfiducia contro il ministro dell’Interno che si rifiuta di chiarire in aula le sue responsabilità nel cosiddetto “RussiaGate” non è solo opportuno, ma doveroso per una forza politica, come il PD, chiamata a svolgere con i fatti la sua opposizione a questo governo.
Non mi meraviglia la contrarietà di Zingaretti e di quanti lo hanno sostenuto: il loro piano B non prevede scelte così ardimentose. Ma non mi meraviglia neanche la contrarietà di Calenda: lo ritengo un eccellente ministro e una insostituibile risorsa per un 'centrosinistra di governo' ma, come uomo politico, ha ancora molto da imparare. La giustificazione a questa contrarietà è che “la mozione ricompatterebbe il governo”. Qualcuno mi deve spiegare come potrebbe ricompattarsi un governo che ha seri problemi di strategia politica al suo interno. Non mi si dica che dal voto del M5S a difesa di Salvini ne uscirebbe un governo capace di superare le insanabili controversie sull’autonomia differenziata, la tassa piatta, l’atteggiamento nei confronti dell’Unione europea, le grandi opere infrastrutturali, le ineludibili soluzioni finanziarie ai problemi di bilancio rinviate solo di qualche mese. Al contrario, un voto a difesa del ministro dell’Interno, cioè a difesa di chi si rifiuta di chiarire se, come sembra, ha mandato a chiedere a Putin finanziamenti per il proprio partito, aprirebbe all’interno del M5S l’ennesima colossale contraddizione esistenziale. Perché graziare questi pupazzi protervi e arroganti? Evitare insidie alla reputazione che resta ai grillini, giova forse a qualcuno?
L’ultimo sondaggio di Pagnoncelli, sul Corriere della Sera di oggi, indica che il centrosinistra non ci guadagna nulla a fare il pesce in barile (figuriamoci poi se quel barile sta sulla Sea-watch).
Amici democratici, volete davvero continuare così? Tanti auguri.