Lo strazio di ieri
di Carlo Corridoni---13-12-2019
A cinquant'anni dalla tragedia di Piazza Fontana, mi aspettavo complessivamente un modo diverso, più maturo, di rievocare l'evento che dette inizio al terrorismo del dopoguerra italiano.
Ho verificato come esista ancor oggi una specie di 'orgoglio delle vittime', frammisto a residui di 'errorismo giudiziario', da Valpreda a Luigi Calabresi a Sofri, che impedisce - a cinquant'anni dai fatti - di studiare gli eventi in una proiezione storica, quando non sono più desumibili dalle cronache.
Apprezzabile lo sforzo di RADIO3, con Marino Sinibaldi a Fahrenheit ma anche Benedetta Tobagi in altri interventi (mi è mancato Antonio Calabresi, forse sottotono per fatto personale), ma quando i pittori scarseggiano, hai voglia a imbastire belle cornici!
Tutto si riduce a quell'ero in tram che tornavo dal lavoro quand'un gran botto e siam tutti scappati.
Vero è che la stagione del terrorismo italiano si è lungamente protratta e tutti portiamo ancora molti segni di quegli eventi, sicché i mutamenti del profondo, seppure presenti, ancora stentano ad emergere.
Dico: possibile che il più coraggioso commento sia venuto dal Capo dello Stato? Possibile che ci resti inaccessibile ancora, e non voglio dire ormai, la realtà di quei giorni? Passi per i vecchi come me, che avevamo a quel tempo tutti i fermenti dei vent'anni, con le preoccupazioni e le passioni tipiche, che potevano mascherare tutto, ma i giovani storici, magistrati, politici, penso che abbiano tutti perso una buona occasione!
Care cose a tutti.