Scusate il disturbo
di Carlo Corridoni---28-12-2019
Cari Iscritti a Parlare. Usciti - bene o male - dal cenone della vigilia, dai filetti fritti, dai capitoni e dai pandori, e in attesa dell'attacco da parte dei cotechini con lenticchie e degli spumanti del buonanno, mi permetto di disturbarvi sul 'caso' Fioramonti.
Dite: pensate veramente che il ministro si sia dimesso per i tremiliardi che non gli hanno messo a disposizione?
Vogliamo veramente riempire di congetture i pochi giorni che mancano alla sostituzione dell'Eminenza, pensando che la faccenda meriti il nostro approfondimento, o credere subito alle sue argomentazioni lineari (e preannunciate!), come mostrerebbe di fare Concita De Gregorio?
Io posso congetturare, ma anche credere: che differenza fa? Che può contare il pensiero d'un ex professore dallo 'stipendio ridicolo' e dall'ancora inferiore pensione di vecchiaia?
Nel frattempo, mi piace osservare le posizioni che assumono nella faccenda gli 'opinion maker': non tanto per i loro argomenti, magistralmente esposti, quanto per le loro logiche di schieramento.
Io non vedo che pedine diversamente posizionate sulla scacchiera, beninteso pedine autonome e inbuonafede, presuntivamente in grado di simulare schieramenti elettorali o d'opinione.
Sono rimasto nella scuola per amore dello studio e, alla fine, ho studiato la scuola medesima. L'ho studiata abbastanza per poter dire dire la mia su diversi profili.
Eccone una delle mie: la Scuola non fa parte del sistema economico se non per l'aspetto sociale-assistenziale delle sue funzioni elementari. Che vanno dalla sorveglianza dei minori al collocamento della disoccupazione c.d. 'intellettuale', dirigenza compresa.
E poi, per quegli 'stipendi ridicoli' - così definiti ieri dalla De Gregorio su La Repubblica - lavorano pure fior di professionisti che tirano avanti con la maggiore dignità possibile: la definizione 'ridicoli' non può provenire che da altri ceti megliostanti. Ceti che prosperano nel parassitismo sociale.
Un paradossale ringraziamento va quindi rivolto all'ex ministro, per la classica sassata nello stagno, che ha già spinto molti a mostrare le loro carte, ma non per la coerenza delle sue insufficienti motivazioni.