La posta in gioco in Emilia-Romagna
di Alberto Galanti---26-01-2020
Ieri ho ricevuto una newsletter di Carlo Calenda che iniziava con una domanda:

Contano ancora le idee, la preparazione dei candidati, i risultati raggiunti? Oppure la politica è diventata davvero solo rumore e pagliacciate? Questo è ciò che è in ballo in Emilia-Romagna.


La trovo una sintesi estremamente efficace per indicare qual è la posta in gioco.
Non vivendo in Emilia-Romagna non ho potuto percepire il clima politico locale nel quale queste regionali si tengono e non faccio pronostici se non quelli dettati dalla ragionevole speranza di non dover constatare, anche stanotte, che la politica sia diventata prevalentemente “rumore e pagliacciate”.
Due cose in questi mesi mi hanno preoccupato un po’. Lo voglio dire prima dei risultati:
1 – l'insistente tentativo, a volte riuscito, di cavalcare le “sardine” da parte di una certa sinistra (ANPI Light, CGIL, numerosi cani sciolti vari alla Erri De Luca). Un tentativo, a mio avviso, di trascinarle su un terreno di scontro che le “sardine” stesse indicavano, all’inizio, come pericoloso e sbagliato. Se in Emilia-Romagna questo tentativo è riuscito, per Bonaccini ci sarà un prezzo elettorale da pagare in termini di meno voti.
2 – un video di Alessandro Bergonzoni di metà dicembre, rimbalzato di nuovo in rete in questi ultimi giorni. Metto il link del video perché sia chiaro di cosa mi preoccupo. Il personaggio mi piace moltissimo ed è geniale nell’uso delle parole, come dimostra, se ce ne fosse bisogno, anche stavolta. Tuttavia...
Concludo questa mia considerazione con la assoluta, sincera speranza di sbagliarmi. Viva Stefano Bonaccini e gli amministratori come lui.

Sulla Calabria non mi pronuncio. Non ho alcun interesse all’esito elettorale in questa regione. Chiunque vinca non godrà della mia fiducia preventiva. Dovrà dimostrare con i fatti di essere diverso dal solito amministratore incapace, quando non disonesto. Nel bene e nel male i calabresi che vivono altrove non hanno nulla da invidiare agli altri cittadini italiani. Guardo, però, con diffidenza la maggioranza degli elettori calabresi che vivono in quella sfortunata regione. Il mio non è un pregiudizio. E' un postgiudizio, elaborato dopo tutto quello a cui ci hanno fatto assistere a partire dalla rivolta per Reggio Calabria capoluogo nel 1970.