I motivi della Festa Popolare
di Carlo Corridoni---08-03-2020
Cari Iscritti a Parlare, oggi è l'otto marzo!
In tempi normali offriremmo rametti di mimosa alle nostre donne, compagne e colleghe, con un gesto che - beninteso - ciascuno farebbe con le sue più varie ed intime intenzioni.
Questo significare la simbolica offerta dei fiori resterà sempre nel mistero del dono, della Festa e dell'esplicitare finalmente un gesto di predilezione personale.
Purtroppo, l'opportunità di evitare ravvicinamenti si oppone agli incontri più desiderati ed attesi: è già stato così per il Carnevale e non è difficile prevedere perfino un Primo Maggio in quasisolitudine.
Non fosse che per questo, varrebbe la pena riflettere sul bisogno umano di praticare la Festa, di esplicitare il bisogno - collettivo e personale - di condivisione gioiosa della socialità.
Queste considerazioni mi vengono proprio dalla controversa storia dell'otto marzo, precisamente dalla sua tragica ricorrenza: che significa la Festa quale risarcimento di un'ingiustizia, di un danno, di una condizione obbligata e ristretta!
Propriamente rifletterei sullo stretto rapporto inerente da sempre fra Quaresima e Carnevale, dove, come nel Sabato del Villaggio, s'invertono vigilia e celebrazione. E così fra attesa e soddisfazione, merito e gratificazione. Grazia e Giustizia, eccetera.
La cultura corrente tende a disprezzare la domenicalità, che interromperebbe i processi produttivi, che sarebbero indiscutibilmente virtuosi ma irrimediabilmente dolorosi!
Buon otto marzo e buona domenica a tutti.
E che l'ozio di oggi ci gratifichi sempre, come e quanto il migliore dei lavori.