Cosa vogliamo fare?
di Raffaella Grasso---12-05-2020
Carissimi, poiché mi è stato comunicato che il mio intervento di ieri si è sentito ad intermittenza, desidero riepilogarlo e, stante il mezzo oggi a disposizione, portare ulteriori precisazioni. Il tutto senza entrare nel merito delle proposte avanzate da molti di noi, su cui il Direttivo farà le sue considerazioni di fattibilità e di maggior gradimento.
La mia proposta ‘metodologica’ parte dalla premessa che tutti i partecipanti dell’Associazione si informano, leggono ed approfondiscono da sempre e vista l’età media… da svariati decenni ed in ambiti lavorativi/d’interesse stimolanti e sensibili.
In particolare i nostri lunedì “ordinari” al teatro Ar.Ma sono stati fucina di idee e di scambio dialettico, quando non occasione per estemporanei brainstorming.
Non sarebbe, quindi, il caso di consuntivare quanto emerge dalle nostre discussioni e farne un prodotto di sintesi da portare all’attenzione della stampa, dei sindacati, dei partiti, cioè di coloro che – almeno in teoria – meglio di ognuno di noi (che preso singolarmente che può fare al massimo testimonianza) potrebbero farlo divenire elemento costitutivo di una proposta politica?
In questo modo le nostre discussioni si configurerebbero come specifico contributo dell’Associazione con almeno due esiti positivi: far transitare una proposta in cui crediamo da mero seppur legittimo autocompiacimento dell’ascoltare/dire a proposta del fare.
Ecco le domande connesse per me e per tutti noi.
- Siamo consapevoli di porci sulla scia degli innumerevoli talk show/ blog/ social media/ considerazioni da dopo cena tra congiunti attempati/ chiacchiere da bar dove niente va bene come quello che dico io?
- Conosciamo “superiori istanze” e/o non abbiamo fiducia in loro?
- La considerazione di Maria sul sentirsi orfana della politica non ha le sue radici proprio nell’avvertire che quanto diciamo è un mero flatus vocis?
- Le sollecitazioni di alcuni ad una maggiore ‘presa a terra’ delle idee non va in questa direzione?
- Non anche l’avvertita necessità di “ripiegare” sul nostro territorio e modellare un identikit di auspicabile futuro/a Sindaco/a di Roma?
- Perché non riferirci costruttivamente alle proposte già in gestazione nei partiti a noi più “vicini” (peraltro in Ministeri strategici) e cercare di indirizzare il tiro in una direzione o in un’altra, proprio sulla scorta delle nostre riflessioni condivise in una proposta concreta?
- Piccoli passi possibili (con tanto di mediazione democratica) non è meglio di Infinite idee irrealizzabili (con tanto di alimentazione egocentrica)?

Mi sto dando delle risposte… E voi?
Grazie dell’attenzione ed a presto. Raffaella