La mia risposta
di Sergio Poli---16-05-2020
Caro Carlo, ritengo che le tue riflessioni, che scorrono dal profilo fondativo, alla feconda interlocuzione con esponenti della cultura e della politica fino al necessitato impiego della videoconferenza, interpellino e sollecitino una risposta da ciascun socio.
Se sortissero questo effetto, sarebbe la prova di un vivo interesse e di fattiva collaborazione.
Il mio intento, limitato all’impiego della videoconferenza, succedaneo di un vero dialogo in presenza, rileva che tale modalità, rende problematica la gestione degli interventi che occupano la scena più con cahiers de doléances che con domande intese ad approfondire i temi proposti.
Quanto sopra diviene peraltro preclusivo di adeguate risposte alle domande che pure vengono rivolte a chi si è proposto come esperto sui temi oggetto del dibattito.
Domande che dovrebbero originare dal personale impegno di ciascuno di noi a conferire non solo analisi ma prospettive di soluzione ai problemi o quanto meno perché gli stessi non rimangano confinati alla mera denuncia. Insomma transitare dalla diagnosi alla cura!
Ancora, proprio in ragione dei principi reiteratamente richiamati nel tuo intervento, e pienamente da me condivisi, mi chiarisci la ragione per cui la mia proposta scritta, peraltro sollecitata da un membro del comitato direttivo, a te inoltrata, è stata disattesa senza una motivazione plausibile?
Un caro saluto a tutti nella consapevolezza che sussistono le condizioni per dare impulso ad una evoluzione positiva dell’Associazione, capace di contenere voci diverse ma fermamente intenzionata alla costruzione del bene comune.