Co-housing
di Raffaella Grasso---23-06-2020
Nel ringraziare per le due relazioni succedutesi nella videoconferenza di ieri sul vasto tema del co-housing, sento la necessità di offrire qualche riflessione.
Considerato il taglio degli interventi dei due Relatori, incentrato nell’inquadrare il tema, esplicitarlo e “proporlo come soluzione”, privilegiando di fatto gli aspetti teorici alla base del co-housing, risulta quanto mai gradita e necessaria l’ipotizzata seconda tornata proprio per scandagliare altri aspetti, in primis gli impatti economico/organizzativo/burocratici. Lasciando peraltro sedimentare le suggestioni della conferenza di ieri, avremo l’opportunità di esprimere più consapevolmente i molteplici nostri punti di vista.
Ora ‘a caldo’ alcune considerazioni/domande personali, senza un ordine di priorità e con un’inevitabile eccessiva sintesi:

1. Distinguerei per correttezza d’impostazione intanto tra “scelta” e “bisogno”.
2. Svincolerei ogni considerazione dall’emergenza Covid19.
3. Non ritengo né plausibile né praticabile il superamento delle RSA (anziani con disabilità, non autosufficienti, vari stadi di demenza senile…)
4. Se oggi stesso si mettessero in atto tutte le precondizioni previste per avviare il co-housing (approvazione di leggi ed ordinamenti, edilizia pubblica e riconversione patrimonio immobiliare esistente, aggiornamento impianti, progettualità di quartiere, territorializzazione dei servizi… oltre al discorso di adeguamento culturale e di approcci individuali), è ipotizzabile ottimisticamente un lasso di tempo di realizzazione di almeno 10 anni?
5. Il co-housing, come spazio e bene comune con pratiche partecipative di collaborazione, supporto reciproco e condivisione di stili di vita è pensabile solo tra soggetti con una larga base di “omogeneità”. Omogeneità che peraltro è tanto auspicabile quanto soggetta all’evoluzione delle condizioni di vita e/o malattia.
6. Perché tuo nipote non sta con te (che hai tante manie, abitudini diverse, ecc.) e dovrebbe preferire la “convivenza” con un altro anziano, magari con demenza?
7. Stare insieme è una cosa molto seria che non può essere appiattita sulla convenienza economica.
8. La retorica sulla bellezza che caratterizza la gestione degli anziani la lascio al politicamente corretto e (a me compresa), quando se ne parla e/o scrive in teoria; in pratica rispetto solo chi ne parla per esperienza continuativa diretta. La mia, attualmente è almeno diretta.
9. Occorre non cadere nell’equivoco che disgiunge la pratica della gestione, dalla sua rappresentazione.