Preterintenzionale
di Carlo Mari---08-09-2020
Caro Carlo Corridoni, sono con te. Non so se siamo tutti un po’ colpevoli, o comunque responsabili. Forse sì. Forse no. Almeno un pochino sì. Comunque il problema è, come dici tu, la morte intorno a noi. Non solo e non tanto quella fisica, cui però ormai ci siamo abituati come ordinaria cronaca sociale. E magari spettacolo. E ci mancava pure il Covid19 per accentuare questa familiarità sconfitta con la morte. Il problema più spiazzante è la morte del senso umano. Del rispetto per gli elementari valori della convivenza civile e sociale. Lo so, queste lamentazioni non solo lasciano il tempo che trovano, ma danno anche un po’ fastidio: giustamente. Perché non servono.
Ma difficile pensando a Willy Monteiro Duarte non esprimere una propria angoscia: che tu avverti; e che avverto.
Il nido di Paliano, come lo definisci tu, non è più un nido. Forse non lo è mai stato. Quanta tristezza in questa tua inesorabile consapevolezza.
Ed ovviamente non solo Paliano non è un nido, lo sai bene!

Ma attenzione: tutto si tiene. Il vissuto, collettivo e individuale, non è a compartimenti stagni. Il modo in cui formiamo i giovani. Il modo in cui facciamo comunicazione. Il modo in cui concepiamo la politica. Il modo in cui ci chiudiamo a riccio di fronte alla violenza, alla disumanità, all’arroganza, al machismo, alla incompetenza di chi governa gli stati, ma anche di chi svolge il proprio lavoro senza conoscerne, e tanto meno amarne, i “fondamentali”.
Così più che vivere, si “tira avanti”. Fino al prossimo orrendo crimine disumano sbattuto in prima pagina, per poi derubricarlo rapidamente nei titoli di coda. E, diciamolo molto francamente, la classe dirigente – tutta – di questo profilo disumano del nostro vivere se ne frega. E diciamolo altrettanto francamente, la classe dirigente – tutta - non nasce sotto i cavoli, ma dalla “società civile”, che la esprime, e se ne compiace. Salvo poi rinnegarla sprezzantemente davanti alle difficoltà, per poi risposarne rapidamente il nulla umano. La pochezza intellettuale.

E mentre ci si crogiola nel dibattere se un non voto va conteggiato come silenzio assenso o come astensione (che è altra cosa), piccoli/grandi mostri crescono. In fondo che cosa sono 20 minuti di pestaggio? L’esercizio di un “diritto” ormai acquisito: quello di colpire, di abbattere, di odiare, magari di eliminare.
Beninteso, chi ha competenze e funzioni per ricostruire e chiarire ogni dettaglio, lo faccia e lo farà. E noi lo attendiamo attestati come sempre sul muro irrinunciabile dello stato di diritto. Altrimenti diventiamo tutti picchiatori. In vari modi. Ma picchiatori.
Ma lo scenario di contesto - culturale, umano, valoriale - quello emerge già chiarissimo. E ben conosciuto. Ben conosciuto. A tutti i livelli. A Paliano come altrove. Ed è già più che sufficiente per preoccuparsi, angosciarsi, ma anche provare a reagire. O no?

Che poi, per carità, è preterintenzionale. E dunque quasi assolvibile. In fondo non consideriamo preterintenzionale un po’ tutto quello che facciamo? Non c’è volontà, non c’è atto. Solo conseguenze non volute, che si fanno da sole! Siamo diventati i campioni della deresponsabilizzazione. Adulti, anziani… e giovani, che così crescono; così li formiamo. Per opportunismo, per insipienza, per malinteso senso di protezione, per paura, per egoismo.
Insomma a confronto l’inetto Zeno Cosini di Italo Svevo era un fico, volenteroso, incisivo, determinato, responsabile.
Bene così. Come dicevamo qualche mese fa? Andrà tutto bene. Saremo migliori!