La Regina Cattiva di Biancaneve non abita qui
di Marina Izzo---10-12-2020
In Cile esiste una parola (chaqueteo) per descrivere il massacro (in senso figurato) che viene effettuato nei confronti di chi si eleva al di sopra della media. Secondo la scrittrice Isabel Allende, vuol dire letteralmente “afferrare l’impudente per il lembo della giacca e tirarlo giù verso terra. Se la vittima è una donna, la crudeltà e la velocità raddoppiano per evitare che si dia delle arie”. Ecco, chaqueteo è ciò che mi è venuto in mento l’altro giorno assistendo all ’accanimento sulla vita privata di Maria Elena Boschi da parte di Lilli Gruber. A prescindere dalla posizioni politiche assunte da ognuno di noi, è innegabile che Maria Elena Boschi (che possa stare simpatica o meno) è una donna che si eleva al di sopra della media, in termini di preparazione e intelligenza, oltre che, scusate se ne faccio menzione qui, di bellezza (anzi, a mio avviso, questo è un elemento fondamentale per capire parte dell’ostilità che il personaggio suscita).Mi ha fatto male assistere a questa puntata soprattutto perché tanta aggressività proveniva da un’altra donna, che afferma, in ogni occasione, di essere una paladina della questione femminile. E, lo dico sinceramente, mi ha fatto venire in mente tante sedicenti femministe, iper fiere del proprio passato militante negli anni Settanta, che, spesso e volentieri, manifestano un’acredine inspiegabile verso le donne più giovani, soprattutto quando queste ultime sono in gamba, competenti, autonome e (bisogna avere il coraggio di dirlo) belle. Ecco io mi chiedo come si possa essere femministe, quando fondamentalmente si odiano le proprie simili (o una parte di esse, colpevoli di non aderire ai canoni del cosiddetto femminismo della seconda ondata, quello che parte dagli anni Sessanta del Novecento in poi, per capirsi). Per questo, vorrei chiedere alle tante femministe che conosco, in particolare, a coloro le quali hanno fatto la storia del movimento delle donne in questo paese, prendendo parte a battaglie fondamentali per la nostra emancipazione, di non considerare le nuove generazioni come delle potenziali “usurpatrici” (non si capisce poi di cosa), ma anzi di fare il tifo per noi. Ne abbiamo davvero bisogno. Lasciamo che la Regina Cattiva di Biancaneve sia un archetipo delle fiabe che non appartiene alla nostra storia.