Confessioni di una redattrice
di Mara Gasbarrone---28-12-2020
Ieri era il mio turno di rassegna stampa. Man mano che l’appuntamento settimanale si ripete, aumenta la mia insofferenza (forse è il turno domenicale a rendermi ipercritica, chissà). Fatto sta che – nel giorno dello start alla Grande Vaccinazione Europea - ho scientemente ignorato due “non-notizie” che hanno invece occupato gran parte dei giornali, telegiornali e siti di informazione: la vaccinazione – a favor di telecamere - di Vincenzo De Luca, prontamente etichettata come atto di insopportabile arroganza dal suo eterno rivale, il sindaco-masaniello Luigi De Magistris, e i numerosi articoli di “denuncia” delle scarse dosi di vaccino consegnate ieri all’Italia, a riprova della disistima internazionale che circonderebbe il nostro Paese e della cronica incapacità dei suoi governanti, articoli in cui si confondevano allegramente dosi inaugurali “una tantum” con dosi settimanali di medio periodo.

Su questo secondo argomento (cioè i contorni più precisi del piano vaccinale), ho cercato col lanternino fonti più documentate, sul Sole 24 ore e sul Post, fonti che non a caso evitano sempre gli articoli “strillati”. Non escludo che ce ne fossero altre, ma ben protette da abbonamenti a pagamento, ciò che le esclude a priori dalla nostra rassegna.

Via via che nel tempo si prolungava questa micro-esperienza della rassegna stampa, ho finito per darmi alcune regole, prima con una sorta di automatismo, poi sempre più consapevoli: allontanare PRIMO gli urlatori (e i peggio sono quelli che urlano per una decina di cartelle, con ampie citazioni dal loro curriculum studiorum, quando dei loro sproloqui basterebbe limitarsi a leggerne il titolo per indovinare quello che c’è scritto sotto), SECONDO quelli che non sanno neanche le tabelline, e che meriterebbero di essere bocciati nell’aritmetica delle elementari, perché si ostinano ad esempio a parlare di rapporto tamponi/positivi, quando con tutta evidenza al denominatore ci sono i tamponi, ma per loro le divisioni/frazioni sono troppo difficili, non parliamo delle percentuali…

Se dovessi definirne il profilo anagrafico, o l’estrazione sociale, alla prima categoria appartengono prevalentemente giornalisti in pensione, che per la loro età si ritengono autorizzati ad infliggere agli altri le loro prolisse catilinarie; alla seconda giovani precari, pagati un tanto al pezzo, che non hanno tempo di pensare prima di scrivere. E non c’è nessun caporedattore, o almeno un fact checker (uno che controlla i numeri), che controlli quello che scrivono. E poi ci lamentiamo se certi ministri sbagliano i congiuntivi. E’ un problema generale, purtroppo, Signora mia…

Venendo più modestamente al mio particulare di redattrice della rassegna, trovo che la selezione degli articoli (cioè decidere non solo cosa mettere, ma anche cosa escludere) richieda più tempo che non semplicemente “trovare” di cosa riempire il numero minimo di articoli da inserire. E gli altri redattori che ne pensano?