Se non ora, quando?
di Raffaella Grasso---11-05-2021
Premesso che, per un pregresso impegno, ho potuto partecipare solo alla prima ora dell’incontro: “Sarà finalmente un futuro women friendly?” e che quindi ho ascoltato la prima tornata degli interventi delle Relatrici, mi permetto alcune sintetiche considerazioni e domande che pongo per prima a me stessa.
Perché a seguito di un acclarato fallimento (si è posto l’accento su una situazione femminile peggiore di quella affrontata dai movimenti femministi storici) si continua con le stesse strategie, tattiche – intrise di vittimismo – senza attivare il dubbio che occorra percorrere altre strade?
Perché si continua solo a focalizzare il discorso sulla donna che ha già un bisogno di aiuto, quindi a posteriori, e non si interviene soprattutto con azioni di prevenzione per evitare sul nascere forme discriminatorie?
Si è parlato di educazione familiare che perpetua nelle ragazze il sentimento-dovere di accudire, sopportare… Perché non ci si chiede cosa insegni e veicoli la stessa famiglia nei confronti dell’educazione dei figli maschi?
La lente va spostata, a mio avviso, dalle donne agli uomini.
Non sarebbe il caso di superare la logica del recinto per cui le donne devono necessariamente ‘aiutarsi’ tra loro? Se avesse funzionato, dopo settanta anni non saremmo dove siamo.
Perché le donne, ad esempio, non si mobilitano nei confronti della straripante pornografia che conferma e struttura nei giovani odiose e prevaricanti differenze di genere, proprio quelle che ‘arrivano’ più direttamente, senza mediazione culturale?
Le donne devono pretendere il rispetto e l’uguaglianza, senza piangersi addosso.
E’ ancora accettabile che nessuna persona (quindi anche donne e magari donne giornaliste) non si ribelli a sentir parlare di ragazzi che “fanno la bella vita” per alludere a situazioni di abuso di alcool e di corpi femminili?
Ovviamente è solo una goccia nell’oceano del tema ma è quanto avrei voluto intanto dire alle 18,30 di ieri.