Alcune osservazioni a margine della festa della Repubblica
di Stefano Minghetti---03-06-2021
Alcuni giornalisti e studiosi hanno accennato all'esistenza di possibili analogie tra il periodo storico dell’immediato dopoguerra e la sfida che ci attende nei prossimi anni per riformare vasti settori dell’apparato pubblico e dell’economia, conditio sine qua non per ottenere i contributi messi a disposizione dalla Comunità europea.
Fatte tutte le doverose e indispensabili distinzioni, può essere utile ricordare le condizioni storiche che accompagnarono la nascita e il successivo sviluppo dell’attuale ordinamento dello Stato nazionale.

La nostra repubblica, nata il 2 giugno di 75 anni fa, venne alla luce sotto il segno di una triplice tragedia: la catastrofica sconfitta militare nel secondo conflitto mondiale; l’occupazione da parte di due eserciti stranieri che trasformarono il suolo italiano in un campo di battaglia; la guerra civile, tra italiani di opposte tendenze politiche, schierati su fronti contrapposti.
Quali siano le caratteristiche di una guerra civile sono state descritte in maniera magistrale da uno dei nostri massimi storici, Giorgio Spini. Queste le sue parole: “Gli europei della nostra generazione sanno bene cosa voglia dire guerra civile. E’ la guerra tra villaggio e villaggio, fra strada e strada della stessa città, fra vicino e vicino della stessa casa. La guerra in cui gli ideali più nobili servono a scatenare le crudeltà più degradanti, e gli uomini si trasformano in belve, per scannarsi e torturarsi a vicenda, spinti in eguale misura dalla furia di sopraffare e dalla paura di essere sopraffatti”. Questo, ovviamente, senza mettere in alcun modo sullo stesso piano le ragioni di chi si batté per sconfiggere il nazi-fascismo e restaurare la dignità e la libertà e chi si batté dalla parte di brutali regimi dittatoriali.

All’interno di tale scenario - disfatta militare, perdita della sovranità e dell’unità nazionale - l’Italia rischiò di tornare a essere soltanto una “espressione geografica”, come un secolo prima. Tuttavia, trovò la forza di reagire e di rinascere in una forma nuova, come un’araba fenice dalle fiamme, grazie anche al sacrificio di una minoranza del popolo italiano che aveva difeso con le armi il diritto alla libertà,
La fine della guerra segnò l’inizio del travagliato processo di ricostituzione dell’unità statale e di riunificazione della comunità nazionale, in un paese attraversato da profonde divisioni territoriali, politiche, sociali.

I problemi da affrontare erano molteplici: da un lato occorreva scegliere la forma dello Stato e dare all’Italia una nuova costituzione; dall’altro, occorreva sfamare gli italiani, ricostruire le città distrutte, rimettere in moto l’economia nazionale. Tutto questo in un paese, dove insieme ai postumi della guerra civile, vi erano forti contrapposizioni politiche: tra monarchici e repubblicani, tra democristiani e comunisti e via discorrendo. Il rischio era che ciascuna di queste divisioni diventasse la causa di nuove rotture nazionali, come era accaduto nel 1919.
Va a indiscutibile merito della classe politica dell’epoca, essere stata capace di far prevalere il buon senso ogni qualvolta posta di fronte al rischio di una rottura traumatica.

Come ha osservato con la consueta lucidità Sergio Romano, il quadro che emerge osservando l’Italia del dopoguerra è quello di un paese sdoppiato, che vive su due livelli. A chi guarda il primo livello, l’Italia appare agitata da posizioni inconciliabili e continuamente sull’orlo di una crisi che la renderebbe ingovernabile. Chi osserva il secondo livello, scopre un paese impegnato nella propria ricostruzione e capace di compromessi pragmatici. I protagonisti della vita politica di quel periodo ebbero il grande merito di evitare che i due livelli entrassero in rotta di collisione.

La domanda adesso è: riusciranno i politici attuali a mostrare altrettanto buon senso e capacità di compromesso? Ovvero, riusciranno a far prevalere l’interesse generale su quello particolare della propria formazione politica? Le premesse non sembrano delle migliori.