Cuba per me
di Alberto Galanti---16-07-2021
Le notizie che giungono da Cuba mi provocano dolore.
Una sofferenza che nasce da un sentimento profondo di gratitudine per quell'esperienza straordinaria che a noi giovani comunisti italiani ci riempiva d'orgoglio. L'unico sistema comunista che non mi ha fatto mai vergognare è stato quello cubano. Ricordo un articolo del Corriere della sera alla metà degli anni '70 nel quale si scriveva apertamente 'Solo se vai a Cuba trovi persone anziane in America Latina'. Quell'isola aveva messo su un sistema sociale e sanitario che consentiva alle persone di invecchiare in un mondo dove in genere si moriva giovani e giovanissimi. Recentemente medici cubani sono venuti in Italia ad aiutare i nostri medici stremati dalla pandemia e decimati dal Covid. Siamo stati tutti molto riconoscenti per quel gesto di grande solidarietà umana. Per decenni gli oculisti cubani, sparsi nel loro continente e in Africa, sono andati a curare un numero enorme di persone poverissime, salvandole dal diventare cieche per malattie banali. Gli Stati Uniti hanno voluto strangolare scientificamente l'economia cubana e hanno fatto di tutto per sabotare ogni loro sforzo di crescita. Purtroppo non ho un dio da invocare perché li punisca per questo crimine. E' molto facile che i governi, tutti i governi, facciano errori anche gravi. Ma se Cuba oggi si trova in queste condizioni è soprattutto perché doveva essere schiacciata a ogni costo dai nostalgici dell'economia dei bordelli, delle case da gioco e delle elemosine. Certo, la parabola di Fidel ci conferma che non esistono uomini per tutte le stagioni e che la rivoluzione non è un pranzo di gala. Ma guardiamo al continente latino americano e alla tragicità della sua storia. Lì Cuba era una speranza che Castro ha tentato di far vivere e alimentare e per questo avrà sempre la mia incondizionata ammirazione e il mio rispetto.