Il candore di Biancaneve
di Rosy Ciardullo---19-07-2021
“I No Global guardavano avanti, i problemi sollevati sono rimasti gli stessi”. Queste sono le parole con cui si è espresso Carlo Cottarelli nell’intervista al quotidiano La Stampa, il 6 luglio scorso. E che non posso dimenticare perché non ho mai rimosso le immagini di violenza che campeggiavano allora sulla carta stampata e nelle news televisive. 20 anni dopo il G8, riunitosi a Genova nel 2001, riguardo ai fatti che accaddero tra il 19-20-21 luglio, non è mai stata fatta chiarezza. Quella mattanza fu un dato oscuro, la notte della Repubblica con molti corresponsabili.

In quegli anni, Cottarelli fu Senior Advisor nel Dipartimento Europeo per le politiche del Fondo Monetario Internazionale (FMI) per molti paesi e fu Capo Delegazione del FMI per l’Italia e il Regno Unito, e prima del 2001 di altri paesi ancora. Insieme ad altri capitani della finanza mondiale muovevano le leve del capitalismo internazionale. E conoscevano perfettamente i meccanismi del mercato in tutto il globo e le conseguenze economiche di quelle scelte.

Investiti dal sacro furore delle leggi del mercato procedevano senza porsi dubbi su quelle istanze già enunciate e spinte da un’intera generazione di giovani. Per tutte le conseguenze sul clima, il fisco, l’ambiente, la redistribuzione delle ricchezze (adesso il 12,5% ha in mano l’85% della ricchezza prodotta, allora erano il 20%).
Mi sono chiesta come si fa ad affermare che non si potevano immaginare gli effetti liberticidi del liberismo sfrenato, della globalizzazione e della conseguente delocalizzazione sull’economia.

Il movimento dei No Global, che infiammò e coinvolse gli animi di migliaia di giovani e di democratici, da Seattle alle capitali europee, fu soffocato nel sangue scegliendo di volerlo fare perché serviva a non disturbare il manovratore, alle necessità del mercato e all’arricchimento immotivato di pochi a scapito di molti. Un assaggio, per chi volesse, nel film- documentario del 2002 di Michael Moore “Bowling for Columbine”.
Quel che successe fu talmente grave che non ci fu più una ripresa politica dei temi del Genoa Social Forum e neanche una resilienza comportamentale che garantisse almeno in parte la ripresa delle iniziative in continuità con i temi sollevati allora. Lo spazio mediatico fu occupato dalle denunce, dalle notizie dei pestaggi alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto, dai capi di accusa alla polizia e al Governo. Dalla morte di Carlo Giuliani. Dalla pratica penosa dei percorsi legali che le vittime dovettero affrontare, dalla difficoltà delle testimonianze.
Giustizia fu fatta all’italiana.

Al di là di quello che è già nell’esistente, sono stata sempre convinta che i giovani, le nuove generazioni in generale, fiutano sempre in anticipo la pericolosità di quello che
il futuro potrebbe loro riservare, anche se difettano di esperienza. Ed hanno il diritto di protestare, in qualunque forma purché pacifica, contro questi furti di futuro che spesso le classi dirigenti realizzano facendo pagare alti prezzi a chi succede a loro.

Per questo, ricordare quell’evento col candore di Biancaneve da parte di chi era protagonista attivo insieme a tanti altri decisori delle sorti dei governati del mondo, e che sapevano benissimo gli effetti di quelle scelte sull’economia mondiale, non mi pare opportuno ma, sicuramente, solo apparentemente ingenuo. Quelle scelte avrebbero prodotto milioni di disoccupati e di disperati di vario ordine, in ogni latitudine. Oltre a scenari ambientali di non ritorno dai poli all’equatore.

L’unica cosa apprezzabile sta nel fatto che, Cottarelli, economista accreditato, abbia avuto almeno il merito di averlo riconosciuto.
Ma è poco, troppo poco. E’ necessario predisporsi all’ascolto e rendersi disponibili a scendere a patti quando è richiesto, perché questa è sempre la migliore scelta politica che si possa fare.