Quel mercoledì di tanti anni fa ...
di Stefano Minghetti---08-09-2021
Alle 19 e 45 di quel mercoledì 8 settembre 1943 il maresciallo Badoglio annunciava alla radio, con quella sua voce ruvida da militare, che era stato firmato l’armistizio tra le forze alleate e le forze italiane.

Si tratta senza dubbio della pagina più amara della storia dell’Italia moderna, che pure di pagine amare ne contiene diverse. Non per la disfatta militare in sé (avevamo tutto il diritto di arrenderci), ma per il modo in cui vi si giunse e per le conseguenze che produsse sia all’interno del paese (occupazione da parte dell’esercito tedesco e guerra civile tra gli italiani) sia all’esterno (sospetti di doppio gioco e discredito agli occhi del mondo intero).

Tra le migliaia di parole che sono state scritte intorno a questo tema, mi piace ricordare quelle di un grande giornalista, Paolo Monelli, contenute nel suo imperdibile anche se doloroso libro “Roma 1943”.

Scrive Monelli: “Noi italiani amiamo considerarci intelligenti, più intelligenti nel confronto con altri popoli; e questa qualità gli altri popoli non ci contestano, anche se danno all’intelligenza un’importanza minore di quanto gliene diamo noi. [ … ] Ma il poco uso che ne facciamo ci ha ridotti tali in questi anni di superficialità e di improvvisazione da farci dubitare se invece quella intelligenza che ci siamo sempre attribuita, e che altri popoli ci attribuiscono, non sia soltanto una maggior rapidità di comprensione e di percezione dovuta, che so io, al clima o al cibo.”

Credo di non sbagliare dicendo che - fatti tutti i doverosi distinguo - le parole di Monelli descrivano bene un aspetto ancora presente nel carattere di molti italiani.