Un messaggio nella bottiglia?
di Carlo Corridoni---23-01-2022
A morire non s'impara, se non altro perché si tratta di un evento irripetibile e quindi incorreggibile, non perfezionabile ancorché prevedibile.
Lorenzo Parelli, infatti, non stava imparando a morire!
Lorenzo stava imparando a lavorare in sicurezza.

Voleva lavorare sicuro in quelli che, oggi, sembrano essere diventati i luoghi più pericolosi d'Italia: i luoghi di Lavoro! Non gli è riuscito.
Non gli è riuscito proprio come a migliaia di persone ben più esperte di lui, più scafate di lui, persone che pure avrebbero potuto, forse, insegnargli anche qualche cosa. Ed ecco: niente istruisce meglio dell'esempio.
Dobbiamo augurarci che si faccia presto chiarezza sul come e sui per che un bravo giovane, pieno di speranze, abbia perso la vita, precipitando tutti nella più profonda tristezza. E i suoi compagni, la sua famiglia nella tragedia.
Non solo la Magistratura dovrà fare presto il suo dovere, ma anche tutti gli aventi titolo alle diverse relative questioni. A cominciare dalle Istituzioni che sovrintendono sia alla Scuola sia al Lavoro.
Solo da poco, e con grandissima difficoltà, l'Istruzione al Lavoro è entrata negli Ordinamenti scolastici. Già c'è chi ne reclama l'abolizione!
Per troppi cittadini vale ancora la dicotomia o si lavora o si studia (come se il lavoro fosse accessibile - oggi - senza studio) e l'alternanza Lavoro-Istruzione è ancora guardata con sospetto in molti ambienti, perfino scolastici.
Soprattutto dopo questa tragedia sarà ancora più difficile costruirne caso per caso i percorsi, sia per l'oggettiva difficoltà, sia per l'accennato pregiudizio verso di essi. Finché si poteva pensare, erroneamente, che questa offerta di Formazione fosse sostanzialmente inutile, le resistenze erano deboli perché poco convinte ma, ora che se ne avverte il possibile pericolo, non è difficile prevederne atteggiamenti fortemente oppositivi. A cominciare dalle Scuole medesime.
Sento già le argomentazioni contro lo sfruttamento dei giovani, che con questa misura di accompagnamento degli studenti al pieno sviluppo della cittadinanza non c'entra niente, e che sotto sotto tradiscono la conservazione delle vecchie metodologie scolastiche.
Spero che, nel difficile periodo che attende la Scuola, mentre si predispongono le più efficaci misure di sicurezza, gli Studenti, le Famiglie e le Scuole sviluppino almeno le metodiche di Impresa Formativa Simulata già esistenti, e che per loro natura minimizzano certi rischi.
Non incontreremmo, dunque, il Ministro del Lavoro? E qualche esperto dell'Istruzione o della Parte datoriale potremmo avvicinarli?
Io il messaggio nella bottiglia l'ho ben tappato, e lo lancio nel mare del SITO: spero che finisca in buone mani.
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