Alcune considerazioni anche per stimolare le socie a intervenire
di Alberto Galanti---23-09-2022
L'ho scritto e lo ripeto. Le donne nel mondo sono potenzialmente l'unico, vero soggetto rivoluzionario che abbia una reale possibilità di successo. Il livello di emancipazione dalla società patriarcale che hanno raggiunto è molto diverso da continente a continente, da stato a stato e all'interno delle singole società nazionali. Tuttavia ogni donna, ovunque si trovi, ha gli strumenti per comprendere le ragioni alla base delle lotte delle altre donne del pianeta. Ne riconosce le ragioni di fondo perché sono le sue ragioni, anche quando le vive con diversi gradi di consapevolezza, di insofferenza, di partecipazione attiva nelle azioni di contrasto.
Naturalmente, come accadde a quella che un tempo veniva chiamata la 'classe operaia', il soggetto rivoluzionario per antonomasia, le contraddizioni in seno a volte prevalgono e causano sconfitte cocenti, inesorabili passi indietro e definitive rinunce. L'operaio in una società tecnologicamente e culturalmente avanzata, nel mondo globale ormai da mezzo secolo è stato involontariamente cooptato in quella 'borghesia' sovranazionale che succhia il sangue agli operai e ai contadini del terzo e quarto mondo, gli unici 'proletari' rimasti. Non è un caso se alcuni di loro, che comunque stanno meglio di chi resta, fuggono dalla loro condizione. Con una traversata in mare di pochi chilometri, rischiosissima per la loro vita e per quella dei figli che si portano dietro, se e quando riescono ad arrivare, vedono crescere subito la 'speranza di vita' che le statistiche gli assegnano.
Tuttavia nel caso delle donne, intese come soggetto rivoluzionario potenziale, le contraddizioni che pure esistono non giocano un ruolo divisivo netto e irrecuperabile, il progresso tecnologico e culturale le aiuta e per questo il loro movimento ha un futuro.
Ho voluto fare questa lunga premessa per dire la mia sulla reazione delle donne iraniane a quello che è l'ennesimo atto criminale di un regime dispotico che con il suo fanatismo rappresenta una minaccia molto pericolosa.
Le religioni, nei secoli o nei decenni, sono sempre state la base fondamentale delle società patriarcali di cui le donne sono sempre le vittime designate. Là dove la loro forza è tale da dar vita a una teocrazia retta da fanatici violenti, il regime che ne risulta diventa così potente da resistere a lungo alle sollevazioni popolari.
Le donne iraniane oggi sfidano il regime con tale dignità e risolutezza che anche alcuni uomini stanno trovando il coraggio di accodarsi. Hanno ammazzato a frustate una di loro. Chissà quante altre donne sono state frustate e non sono morte o del decesso non se ne è avuta notizia. La misura è colma e le donne sono scese in piazza a dimostrarlo. Questo movimento, che ha tutta la mia solidarietà, ha ora bisogno del sostegno attivo delle cittadine e dei cittadini del mondo libero. Le donne iraniane oggi stanno anche cercando di rimediare all'errore commesso dalle loro madri e dalle loro nonne. Per reagire contro l'occidentalizzazione imposta dallo Scià Mohammad Reza Pahlavi, molte di loro si mobilitarono aprendo sciaguratamente la strada all'ayatollah Rūḥollāh Khomeynī che cancellò di colpo i diritti che lo Scià aveva riconosciuto alle donne (e agli uomini naturalmente), riportando tutti in pochi mesi ad una condizione medioevale. Un sit-in nelle capitali europee davanti alle ambasciate della Repubblica Islamica dell'Iran sarebbe, per il movimento delle donne europee, un segno di attenzione più importante dei problemi linguistici del pluralismo di genere. Non dovrebbe essere necessario chiederlo. Coraggio donne, la potete fare la vostra sacrosanta rivoluzione, non fatevi distrarre dalla grammatica. La frusta fa più male di un plurale maschile riferito a un gruppo misto. Per quest'ultimo c'è tempo.