249. Ancora sulle primarie
di Carlo Corridoni---09-03-2023
Diversi Iscritti a Parlare hanno generosamente contribuito al proficuo dibattito sulla metodologia delle Primarie quale strumento per individuare candidature e perfino per eleggere funzioni apicali nell'organigramma di un partito.
Sul tema sono stati esposti precisi e circostanziati orientamenti, purtroppo limitati dalla scarsità della casistica, che è finora ristretta al solo Partito Democratico.
Il PD, infatti, è l'unico a praticare le Primarie ormai tradizionalmente da anni, con risultati sempre discutibili ma parimenti tali da comprovare e corroborare metodicamente la consultazione popolare. Specialmente in un periodo di patente e crescente disaffezione sia verso l'aggregazione di parte sia alle elezioni, direttamente.
Questa caratterizzazione di parte ci espone al rischio di spostare il fuoco delle argomentazioni sulle qualità personali dei politici selezionati nell'unica fattispecie del PD, rispetto alla più interessante discussione su un metodo generale, che sia efficace sotto i diversi profili della democraticità, della trasparenza, fino alla preparazione politica e dell'idoneità stessa del soggetto vincente.
Allo stato, quindi, si rischia di poter attribuire ai limiti del metodo gli eventuali difetti che si osservassero nel segretario candidato (in pectore o conclamato), fino ad incolpare le caratteristiche tecniche della selezione dei difetti politici e civili che si rimproverano ai soggetti individuati.
Solo per azzardare un esempio, questo limite già emerge dalla correlazione che da qualche parte si propone, forse in malafede, fra la presunta partecipazione al voto per le ultime Primarie di elettori eventualmente orientati verso il M5S e la partecipazione di Elly Schlein e di Giuseppe Conte alla medesima manifestazione di Firenze domenica scorsa.
Certo non varrebbe la pena di discutere su queste modestissime illazioni, poiché, purtroppo, ne verrebbe malamente compromesso il livello politico delle nostre conclusioni (senza contare l'inevitabile dissimmetria, nel dibattito, frai partecipanti appartenenti ad orientamenti politici diversi, con conseguente disparità di argomentazioni probabili.
Insomma: la polarizzazione sul PD sarebbe fuorviante perché comporterebbe opportunistici schieramenti e le conclusioni della discussione appropriata sul metodo delle primarie non sarebbero sinceramente condivise frai partecipanti.
E allora? Che dovremmo fare per tenere viva l'attenzione su questi temi fondamentali?
Sappiamo tutti come il problema saliente dei prossimi anni sia già l'adozione di un criterio affidabile per la selezione di politici sia preparati sia rappresentativi, cioè seguiti da un elettorato attento e solidale.
La mancanza di leader di cui soffrono, chi più chi meno, tutti i partiti politici non poteva manifestarsi più chiaramente che nel gap multidimensionale fra il governo Draghi e l'attuale (o gli altri potenzialmente proponibili).
Io propongo ancora di continuare ad osservare criticamente gli accadimenti, di confrontare e valutare i come e i perché, sia nella coalizione di maggioranza sia nella congerie d'opposizione, si assumano le relative determinazioni, e di parlarne schiettamente. Così come non ci siamo mai stancati di fare.
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