Meloni non è contraddittoria
di Rosy Ciardullo---16-07-2023
In questi giorni, molti giudizi sull’incoerenza della Presidente Meloni, sono al centro del dibattito pubblico, riguardo ai tre più importanti casi giudiziari che coinvolgono tre soggetti politici di primo piano del governo: Del Mastro, Santanchè e La Russa.
Il caso di Leonardo La Russa, figlio del senatore, in particolare, è emblematico di quel conformismo ipocrita che tende a nascondere ogni cosa, contro cui, negli Anni ’70, si ribellò un’intera generazione. Forse tale memoria non è più strumento di dibattito, ma fu così. Ci fu una pretesa di cambiamento da cui venne fuori una vetrina di nuove analisi e letture per capire il perché di alcuni comportamenti. Psicanalisi, sociologia e politica. Tutto questo servì molto a traghettare il pensiero su progettualità più autentiche ed entrare nella modernità. Fu il cavallo di battaglia anche dei movimenti delle donne che contestarono il comportamento doppio tra pubblico e privato. In cui si annidavano vizi privati e pubbliche virtù (un vecchio slogan intramontabile!). Quella zona opaca in cui è permessa e concessa ogni cosa. Al cinema, alcuni film, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” di Elio Petri, con Gian Maria Volontè (1970), oppure “Il conformista” di Bernardo Bertolucci (1970), rappresentarono bene quella stagione critica e, adesso, questa scissione emotiva ed etica.
Ho parlato di cultura generazionale ma non tutti ne fecero parte. Men che meno Giorgia Meloni, da tutt’altra parte affaccendata. Che insieme a tutte le donne della destra (e non conta l’età, ma solo le scelte) non avvertirono mai nessun bisogno di voler dare una mano al cambiamento trasversale di cui il Paese avvertiva la necessità. Anche adesso. Prevalse sempre la logica della difesa del clan, dei panni sporchi che si lavano in casa. Oggi, di quella loro scelta, più giovani e meno giovani, ne vediamo una rappresentazione plastica. Hanno una formazione politica, di che tipo? Se non è progressista non dico empatica e solidale, è legata solo al denaro e al potere. Donne e uomini. Un quadro desolante ma non contraddittorio. Quella doppia morale è in linea con l’agire politico e l’etica di questa destra al governo.
Per volere di Meloni e company, i tre accusati, investiti anche da inchieste giornalistiche, devono rimanere al loro posto. Quello che fanno al di fuori non deve interessare. Tutto è molto coerente col conformismo patriottico e arcaico che qualifica l’attuale neo-casta e incarna lo spirito del momento. Non c’è contraddizione. Un solo disegno sullo sfondo: il calcolo elettorale, il fremito del privilegio e lo sgomitare in ambiti illegali. Fatto di affiliazioni societarie, bancarotta fraudolenta e abuso d’ufficio. E tentativo di spaccare il Paese con l’autonomia differenziata.
E’ il nuovo lodo del governo Meloni. Alla faccia dei diritti e della povertà, questa sì resiliente.