Questione meridionale o questione culturale?
di Lina Lo Giudice---11-09-2023
I 'media', in queste ultime settimane, ci hanno soffocato con i commenti sugli eventi tragici e criminali, avvenuti in tutta l'Italia, dalla Sicilia al Trentino, passando per Napoli..
Ma l'attenzione è stata posta soprattutto al degrado del Sud e alla violenza, come espressione di una situazione economica particolarmente critica ,della disoccupazione, della miseria
. E' vero, violenza genera violenza. Quindi il Governo ha ritenuto di curare il male con un massiccio intervento di polizia. Giusto.! . Ma, mi chiedo, il controllo del territorio, ( che finora non c'è stato, anzi, in alcuni quartieri di Milano e Roma, è assente), basta a fermare la criminalità, la violenza e, soprattutto, la violenza tra i bambini e sui bambini e le donne?
Certo, diverse sono le cause che generano i vari tipi di violenza,,,Ttuttavia, facendo riferimento ai miei studi e alla mia esperienza, come agli studi e all'esperienza di tutti i nostri docenti, sono sicura di poter affermare che solo con la prevenzione culturale, si possono arginare tutte le espressioni di violenza, piuttosto che combatterle..
Per cui mi permetto di proporre, innanzi tutto: Più scuola.
Ma non la scuola-parcheggio o scuola-diplomificio cui ci siamo, purtroppo, assuefatti, ma una Scuola educativa e creativa.
Abbiamo dimenticato Montessori, don Milani, Gardner, Morin, De Mauro? Le esperienze da me affrontate, intervenendo globalmente su tutti gli aspetti più devastanti della società urbana, dalla pedofilia alla prostituzione, alle varie forme di criminalità connesse all'uso e allo spaccio di droghe, mi riportano alla memoria, ma anche l'esperienza di una scuola elementare di Messina, che tenemmo aperta, con il contributo del Comune, dalle 7,30 del mattino, alle 20, e che, per anni ha trasformato uno dei quartieri più impraticabili della città, dove la polizia non entrava, in un centro di formazione professionale e culturale, aperto a tutto il territorio e sostenuto e difeso dagli stessi 'genitori' delinquenti, che avevano scoperto in questa scuola il 'sistema' per uscire dalla loro condizione di marginalità e 'diversità'.
E la lotta fatta in Umbria alla 'dispersione scolastica', ha trovato nella sfida della Scuola la possibilità di un 'Successo formativo', realizzato e documentato dall'ing. Talamonti, Preside dell'IPSIA 'Pertini' di Terni, anche attraverso l'iniziativa di interventi mirati all'Educazione degli adulti, interpretata, non solo come formazione culturale letteraria e /o scientifico-tecnologica, ma come formazione di cittadini responsabili, coscienti, e criticamente orientati ad una partecipazione democratica.
E niente competizione. E' nella competizione (escludendo quella autenticamente sportiva), il germe della violenza, anche contro le donne, del bullismo, del razzismo...
Educazione, quindi, 24 ore su 24.
Solo con l'educazione, sostenuta da tutte le forme d'arte, dallo sport e della formazione professionale, potremo uscire da questo tunnel di violenze, anche contro le donne. La genesi è la stessa, non possiamo dimenticarlo.
Proporrei, infine, l'organizzazione di un Seminario di studi sull'argomento, con la partecipazione delle università umbre, italiane, europee, insieme a rappresentanti dei Ministeri dell'Interno, dell'Istruzione, dell'Università e della Cultura, per elaborare insieme un piano di intervento a tappeto, e non solo sulle zone 'a rischio', perché tutto il territorio se non curato, può essere 'a rischio'.
Tentare, quindi, di prevenire la genesi della violenza giovanile e la nuova, ma prevedibile violenza contro le donne attraverso un nuovo modo di fare cultura.
Cultura come Educazione ed Educazione come Cultura.