La premier Meloni non parla della violenza di genere. Anche all'estero lo sanno
di Rosy Ciardullo---14-09-2023
Nella home page della CNN, Barbie Latza Nadiau, firma storica del sito, ha parlato a tutto campo (La Stampa dell’11 settembre 2023), dell’aumento del 25% dei casi, nel 2023, di violenza di genere nel nostro Paese.
Ispirandosi soprattutto alla mostruosità degli stupri del branco di Caivano e Palermo, messi in atto da minorenni o, comunque, da giovanissimi.
La domanda che la giornalista pone è perché la premier Meloni non parla mai di violenza di genere a commento, ad esempio, di questi ultimi fatti accaduti.
Ad oggi, ha promosso solo un massiccio intervento muscolare delle Forze dell’Ordine a Caivano, teatro delle violenze contro le due bambine di 10 e 12 anni.
Ha parlato di operazioni di bonifica di quel territorio degradato, attraverso lo stanziamento di qualche decina di milioni per il ripristino del campo sportivo. Aumenteranno i controlli (vedi gli ultimi blitz di questi giorni) e il numero degli insegnanti nelle scuole.
Ma nessun discorso specifico sulla violenza sessuale.
Si è limitata a difendere il suo compagno, Giambruno, che a suo dire avendo pronunciato parole come: se bevete siete a rischio di violenza, deve considerarsi un fatto normale. Ricordando perfino le parole che sua madre rivolgeva a lei, prima di uscire di casa: occhi aperti, testa sulle spalle. Aggiungendo inoltre che gli stupratori esistono e che quindi le ragazze, le donne e le bambine devono stare attente. Che infine le affermazioni di Giambruno attengono comunque alla libertà di stampa e di pensiero.

Per quel che se ne sa, parlare così degli stupratori e delle raccomandazioni delle madri alle bambine e alle ragazze, non sono categorie della politica, ma solo precauzioni, ispirate da paure ataviche, interne al linguaggio familiare. Con riferimento a culture socio-politiche che purtroppo poi si strutturano nel linguaggio perfino della giustizia. Come, ad esempio, nel caso della sentenza di Brescia, per fortuna rientrata per volere della Procura, in cui un uomo bengalese rischiava di essere assolto dalle denunce di soprusi da parte della moglie, perché pratiche tollerate nella cultura del paese d’origine.

In questo ordine sociale, così scarno di umanità, gli stereotipi interiorizzati non spostano nulla in direzione della condanna della violenza contro le donne, anzi svalutano ogni azione e reazione delle vittime.

Andrebbe invece ribadito dalla politica, con chiarezza (così come fa il Presidente della Repubblica, Mattarella), che violenza domestica, femminicidio e stupri del branco, sono reati ispirati da un’unica matrice identitaria misogina, di diffusa tolleranza di una certa identità maschile mossa dall’unico desiderio di esercitare il dominio e il controllo sulla donna attraverso sopraffazione e violenza. Anche se bambina.
A sorpresa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha affermato a proposito del consenso che è necessario trasformare un principio in legge. E cioè che la mancanza di consenso è stupro. Invece, in alcuni paesi, compresa l’Italia, per essere considerato stupro, devono aggiungersi altri elementi di violenza come prova.