Le Elezioni per cambiare l’UE. Verso gli Stati Uniti d'Europa.
di Giulio deMartino---27-10-2023
Le elezioni per rinnovare le rappresentanze nel Parlamento dell’Unione Europea si svolgeranno tra il 6 e il 9 giugno 2024 in un periodo di enorme tensione internazionale. I conflitti militari in Ucraina, Israele, Kossovo, nello scomparso Nagorno-Karabakh, ci allarmano quotidianamente e non è prevedibile la loro fine. Fuori dell’Europa, nell’Indo-Pacifico e a Taiwan, gli USA sono convolti in una delicata opera di controbilanciamento militare e politico nei confronti dei Paesi comunisti.
Due recenti interventi ci illuminano sull’origine e sul significato degli odierni confitti. Il primo è il discorso di Joe Biden, presidente democratico degli USA intitolato: “La nazione indispensabile” (19.10.2023), dedicato al sostegno militare ed economico degli USA ad Israele e all’Ucraina.
Ha detto Biden: «Hamas e Putin rappresentano minacce diverse, ma hanno questo in comune: entrambi vogliono annientare completamente una democrazia vicina — annientarla completamente. Hamas ha come suo scopo dichiarato la distruzione dello Stato di Israele e l’uccisione del popolo ebraico. Hamas non rappresenta il popolo palestinese. Hamas usa i civili palestinesi come scudi umani e le famiglie palestinesi innocenti soffrono molto a causa loro. Nel frattempo, Putin nega che l’Ucraina sia o sia mai stata un vero Stato. Sostiene che l’Unione Sovietica ha creato l’Ucraina».
E più oltre: «Porto con me la promessa dell’America alle persone che oggi lottano per le stesse cose per cui noi abbiamo combattuto 250 anni fa: libertà, indipendenza, autodeterminazione. E mentre camminavo per Kyjiv con il Presidente Zelensky, con le sirene dei raid aerei che suonavano in lontananza, ho sentito qualcosa in cui ho sempre creduto più che mai: l’America è ancora un faro per il mondo».
Di particolare rilievo è anche il discorso di Matteo Renzi al Congresso del Partito Democratico Europeo (Roma, 13.10.2023): “Serve l’Europa dei figli sognatori, non dei padri fondatori: Gaza, Ucraina, Nagorno, basta essere spettatori” (su “il Riformista” del 14.10.2023). Ha detto: «O l’Europa gioca un ruolo adesso o scompare e diventa spettatrice. Anziché scendere in campo, l’Europa rischia di andare in tribuna a vedere la partita tra Cina e Stati Uniti, tra il Brics e il G20. Rischia di restare fuori da tutto. Ecco, per me l’elemento chiave è che noi ricordiamo a noi stessi chi vogliamo essere».
Uno stretto legame collega il progetto di riforma costituzionale proposto da Italia Viva – l’elezione diretta del «Sindaco d’Italia» - e la proposta di dare vita finalmente agli «Stati Uniti d’Europa», così come erano stati profetizzati nel “Manifesto di Ventotene” (1943) in analogia con gli Stati Uniti d’America.
La trasformazione della figura del «Presidente del Consiglio», oggi nominato dal Presidente della Repubblica, in quella del «Sindaco d’Italia» eletto con il sistema previsto per i Comuni e controllato da un’unica camera parlamentare, non ha nulla a che vedere con l’ipotesi di «Premierato forte» caldeggiata da Fratelli d’Italia e presentata da Giorgia Meloni come una forma di presidenzialismo alla tedesca.
L’elezione diretta del «Premier» – secondo il programma confederativo e sovranista del Partito dei Conservatori Europei (ECR) – ha lo scopo di rafforzare i Governi nazionali e di ribadire la preminenza del «Consiglio dell’UE», formato dai Capi di Stato e di Governo, sulla «Commissione Europea» eletta dal Parlamento di Strasburgo.
La denominazione di «Sindaco d’Italia» prelude, all’opposto, alla riduzione «amministrativa» dei poteri dei singoli stati nazionali e al rafforzamento del potere politico e legislativo della Commissione e del Parlamento dell’UE. La centralizzazione politica e legislativa a Bruxelles porterebbe alla scomparsa del dualismo – previsto dal Trattato di Lisbona (2009) - fra il Parlamento e il «Consiglio dell’UE» e che ha determinato quel «bicameralismo forte» che impedisce all’UE di diventare un vero «stato federale» sul modello degli Stati Uniti d’America.
La candidatura di Matteo Renzi, nel collegio di Milano, alle prossime Elezioni del Parlamento europeo, segue una traiettoria opposta a quella di Carlo Calenda - che ha lasciato Strasburgo per il Senato di Roma – ed è finalizzata – come propone “Renew Europe” - a rafforzare istituti come la CED e la BCE che riducano drasticamente le competenze dei singoli stati nazionali sulle materie di comune interesse europeo.