262. Per Luigi Berlinguer
di Carlo Corridoni---10-11-2023
Già da qualche giorno sentivo il bisogno di esprimere il mio ringraziamento a Luigi Berlinguer, ma ho esitato per riservatezza e umiltà, considerate la quantità e la qualità degli interventi di ben altri suoi collaboratori, che mi aspettavo si sarebbero espressi.
Spinto da un articolo della Rassegna Stampa di oggi, che lo commemora, aggiungo qualche mia considerazione sia sulla Persona, sia sulla sua alacre attività di studioso e di politico.
Per cominciare, 'vergin di servo encomio' eccetera, ammetto di non aver affatto apprezzato uno dei suoi primi interventi di Ministro dell'Istruzione: la falsa promozione del Direttore dell'Istruzione Professionale alla Direzione dell'Istruzione Tecnica.
Da 'Direttore' a 'Direttore' non c'è - apparentemente - variazione di rango: perché, quindi, dico promozione? Eppoi, perché falsa?
C'è da dire che, all'epoca (1996), l'Istruzione Professionale - tradizionalmente più modesta dell'Istruzione Tecnica - viveva un momento di crescita esaltante per il nuovo Ordinamento, entrato in vigore per il c.d. 'PROGETTO '92'. E che questo nuovo Ordinamento, che rivalutava tutti gli aspetti pedagogici della Formazione, impattava con competenze che la Costituzione assegnava alle Regioni.
Quel Direttore Generale aveva agito con acume eccezionale ed un'efficacia mai vista nelle questioni educative: bisognava riconoscerne il Merito con un prestigioso trasferimento!
Almeno così si pensò, perché era nelle aspettative di ciascuno.
Anzi, quasi tutti immaginarono che finalmente, con tale nuova Direzione Generale, anche l'Istruzione Tecnica - che già era considerata il fiore all'occhiello dell'Istruzione pubblica - avrebbe ricevuto un forte impulso all'ammodernamento e, chissà, alla Riforma!
Le cose non andarono così. Almeno, non andarono esattamente così, con esplicito disappunto del Ministro, in seguito manifestato pubblicamente in più di un'occasione.
Ben presto entrarono in azione dispositivi di rallentamento dell'innovazione in atto nell'Istruzione Professionale, che ineluttabilmente si avviava ad un assetto autonomistico. Mentre nell'Istruzione Tecnica si procedeva con l'inerzia autoreferenziale propria di un Ordinamento prestigioso.
Vidi Presidi di Istituti Professionali - ora Dirigenti scolastici - disperarsi sui progetti inattuati, sugli impegni disattesi, sul sospeso intervento speciale nell'aggiornamento del Personale della Scuola.
La norma governativa che maggiormente contribuì al disorientamento ministeriale venne nel marzo 1997 col decentramento di competenze dallo Stato ad Enti periferici. In breve, io (per quello che può interessare) dovetti nuovamente cambiare Lavoro.
Questa lunga premessa mi occorre per significare con un esempio l'attività riformatrice del Ministro, i diversi risvolti culturali e organizzativi che si manifestarono via via che gli interventi si susseguivano n e c e s s a r i a m e n t e in un disegno che gradualmente acquistava in organicità, ma tracciato in un ambiente di complessa e diffusa ostilità.
E vennero l'Autonomia degli Istituti scolastici, l'istituzione dell'Esame di Stato, la ridefinizione delle Classi di concorso del Personale docente, la Dirigenza dei Presidi, la proposta di Riforma dell'Istruzione, col superamento degli Ordinamenti separati, per elencare solo alcuni degli scalini di un 'Gradus ad Parnassum' tracciato per introdurre nel Paese un Sistema Nazionale di Istruzione e Formazione.
Luigi Berlinguer proseguì senza soste nella sua opera riformatrice, che nel prosieguo acquistò in organicità, irrobustendosi proprio alla luce dello sconcerto inizialmente provocato, e si dimostrò sempre sensibile agli (inevitabili) disagi apportati al Personale scolastico, fino alle ingenerose gazzarre in Viale Trastevere: coi manifestanti (!) che indossavano come maschere le copertine dell'Espresso, quelle che lo ritraevano con le orecchie d'asino. Fresche fresche di stampa!
Gli subentrò Tullio De Mauro, un altro grande dell'educazione e dell'Istruzione, forse l'unico scienziato che indiscutibilmente aveva la statura per avvicendarglisi.
Di lì a poco sarebbe arrivato il Nuovo Titolo Quinto della Costituzione, seguìto - col successivo governo, Ministra Letizia Moratti - dalla Scuola delle tre I e la licealizzazione degli Istituti.
Luigi Berlinguer non uscì dalla scena dell'Istruzione e continuò a promuovere il lato scientifico dei profili educativi, ammettendo in occasione di ripetute iniziative l'ingenuità inizialmente commessa sull'Istruzione Professionale: caso rarissimo da parte di un Uomo politico, che ne sottolinea la grandezza umana e la profondità di Pensiero.
Concludendo, racconto un aneddoto per indicare in quale mani fosse consegnato il testimone nell'ideale staffetta ministeriale:
Insediato il Secondo Governo Berlusconi, uno dei primi atti del Nuovo Esecutivo fu l'abrogazione della Riforma 'Berlinguer'. Subito, si organizzò presso l'Accademia dei Lincei, in Via della Lungara, un evento per valutare la portata di un provvedimento così dirompente. Invito rivolto a tutto il Personale del Ministero, erano previsti interventi in primo luogo di Luigi Berlinguer, di Professori universitari ed Esperti di Lavoro e Istruzione; per rispetto e per il rango politico, avrebbe tratto le conclusioni il nuovo Sottosegretario all'Istruzione.
Dopo argomentazioni molto circostanziate, l'enucleazione delle criticità e la professione di impegni a operare con avvedutezza, prese la parola il politico.
L'intervento fu breve ma significativo. Cito a memoria:
''Sono stato informato da poco di essere Sottosegretario ed ho quindi ben poco da dichiarare, però qualche cosa posso dirla e, come si dice, piuttosto che niente ... è meglio più tosto!''
Questo fu quanto pronunciato in un'Aula dove dovettero pur aver risuonato, in passato, le voci di Guglielmo Marconi o di Enrico Fermi.
Non ricordo l'inconcepibile reazione di Luigi Berlinguer. Ne immagino lo stupore.
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