IL CIMITERO ACATTOLICO DI ROMA
di Lucia Mastrofrancesco---19-08-2023
Nella prima età moderna, mentre Roma si trovava sotto il potere temporale del papa, le norme dello Stato Pontificio vietavano di seppellire in terra consacrata i non cattolici – tra cui i protestanti, gli ebrei e gli ortodossi – nonché i suicidi e gli attori (questi, dopo morte, erano 'espulsi' dalla comunità cristiana cittadina e inumati fuori dalle mura o al margine estremo delle stesse). Le inumazioni avvenivano di notte per evitare manifestazioni di fanatismo religioso e per preservare l'incolumità di coloro che partecipavano ai riti funebri. Ancora nel 1821 Sir Walter Synod riuscì a far seppellire la propria figlia in pieno giorno e, per farsi tutelare da eventuali incursioni di fanatici, si fece accompagnare da un drappello di guardie.
Si creò quindi la necessità pratica di individuare appositi luoghi di riposo per queste categorie; un cimitero dedicato agli attori si trovava, ad esempio, fuori Porta Pinciana, dove adesso corre via del Muro Torto. Il cimitero degli ebrei invece era sulla collina dell'Aventino di fronte al circo Massimo: ora vi si trova il roseto comunale. Nel XVIII secolo la zona del cimitero acattolico era chiamata 'prati del popolo romano'. Si trattava di un'area di proprietà pubblica, dove si pascolava il bestiame e si conservava il vino nelle cavità createsi nel Monte dei cocci, meta di scampagnate del popolo. Dominava il tutto la Piramide Cestia, che da secoli era uno dei monumenti più visitati dell'Urbe.
Furono gli stessi acattolici a scegliere quei luoghi per le sepolture e ciò fu loro consentito da una deliberazione del Sant'Uffizio, che nel 1671 acconsentì che ai 'Signori non cattolici' cui toccava di morire in città venisse risparmiata l'onta di trovare sepoltura nel cimitero del Muro Torto. La prima sepoltura di un protestante di cui si abbia notizia – ma altre dovettero quasi certamente precederla – fu quella di un seguace del re esule Giacomo Stuart, dal nome di William Arthur, che morì a Roma dove era giunto per sfuggire alle repressioni seguite alle sconfitte dei giacobiti in Scozia. Seguirono altre tumulazioni, che non riguardarono solo cortigiani del sovrano Stuart - cattolico - che si era intanto stabilito a Roma. Il cronista Francesco Valesio riporta per il 1732 la notizia che il tesoriere del re d'Inghilterra, William Ellis, fu sepolto ai piedi della Piramide, accennando a un uso consolidato. Nel tempo l'area aveva infatti acquisito la qualifica di 'cimitero degli inglesi' anche se i sepolti non provenivano solo dal Regno Unito.