Cara Europa..... quanta strada hai da fare !!!
di Carlo Mari---29-03-2024
Sono iniziati gli incontri sulla Unione Europea nelle scuole, promossi e organizzati dalla nostra Associazione, insieme al Cespi e alla Fnism, con patrocinio e partecipazione diretta della Rappresentanza italiana della Commissione europea. Progetto/incontri che abbiamo già realizzato in anni passati, a partire dal 2019, anno delle precedenti elezioni, e che abbiamo portato avanti, sempre con il medesimo obiettivo: favorire tra i giovani la conoscenza della UE, della sua storia, del suo profilo istituzionale ed organizzativo, e del suo legame con le giovani generazioni in termini di opportunità di viaggio, di interscambio, di formazione e di lavoro. 2019 e 2024, anni nei quali i popoli della Unione sono stati e sono chiamati a votare. E non a caso quest’anno, come già nel 2019, gli incontri sono rivolti alle classi quinte (negli altri anni invece anche a studenti più giovani), cioè le classi dei diciottenni che a giugno possono esercitare il loro diritto/dovere di voto… e per la prima volta. Ovviamente tireremo le somme del progetto al termine del percorso che coinvolge numerose scuole superiori – non solo romane. Perciò lungi da me l’idea di esprimere riflessioni conclusive dopo un solo incontro al liceo Virgilio.
Quindi ad ogni riflessione date per scontato che premetto un “forse” (la parola più bella del nostro vocabolario, come diceva Leopardi).
Va detto però che si è trattato del primo incontro di questo anno scolastico, non in assoluto per questo nostro “percorso europeo con e nelle scuole”, che – come detto – dura da cinque anni.

Non so, sarà per la giornata uggiosa dello scorso mercoledì 27 marzo, piovosissima e con cielo grigio che più grigio non si può, tanto che persino una zona fascinosa come via Giulia, Campo dei fiori, Piazza Farnese ecc. ecc. sembrava insignificante. Oppure sarà per il clima di questi nostri anni e di questo periodo, che è fatto di “tristezza geopolitica” (mi si passi la espressione !!!) che sconfina abbondantemente in un umore “sofocleo” (ad essere ottimisti). Oppure sarà anche per un errore di taglio comunicativo di noi adulti (al palco dei relatori quanto nelle aule nei giorni precedenti propedeutici all’incontro, che preparato – in senso positivamente didattico – non è apparso per niente). Insomma per un motivo o per l’altro, o per un concorso di motivi, l’Europa con il suo significato e le sue prospettive, non ha scaldato i cuori della platea di giovani neanche un pochino. Confesso… non è stata proprio una sorpresa per me. L’unione europea sogno, speranza, futuro, l’Europa giovane, l’Europa nuova che scaldava, eccome, i cuori della generazione giovane postbellica e degli anni Sessanta/Settanta, non appare più fonte di calore. Non scalda, ahimé. Ed è un grosso problema, un grosso guaio, un grosso pericolo. Lo so, sono affetto da eurocentrismo e forse sono fuori da questa storia policentrica, che – per carità – va benissimo ed è giusta. Ma nel policentrismo - culturale, politico, umano – l’Europa dovrebbe giocare un ruolo significativo e di progresso, che è nelle sue corde. Andare a traino di altre realtà mondiali, siano esse orientali od occidentali, del nord o del sud del nostro pianeta, è un errore per l’Europa ed un danno globale.
Quel pochissimo di reazione che dalla platea studentesca è emerso in quella giornata uggiosa, è stato solo e soltanto la immagine di una Europa che è Occidente (a quanto pare, in questi anni, da molti giovani occidentali – e non solo giovani – questo è considerato un difetto antropologico!!!! ) e quindi portatrice di male assoluto; una Europa che è stata colonialista e, peggio, continua imperterrita ad essere colonialista, anzi si dice “neocolonialista”. Né è percepita più l’Europa come capace di ribaltare la storia, da continente centro motore di guerre, di cui due mondiali, a culla di 70 e passa anni di pace, di dialogo, a volte sofferto, ma dialogo. Né ormai fanno presa l’assenza di frontiere e dogane, Schengen, l’Erasmus, metabolizzati ormai come ovvi, scontati, persino datati. Insomma l’immagine di un’Europa che non ha niente da dare e che forse si può solo sperare diventi parentesi nella storia: da chiudere e sostituire.

Sì, lo so, starete dicendo che sono in preda ad una depressione geopolitica, e in parte senile. Lo spero. Ma se ci guardiamo intorno…. non è che vi sarà facile contraddirmi, purtroppo. E ribadisco, non è che queste mie ”riflessioni grigio-piovose” siano frutto di un singolo incontro in una scuola non brillantemente riuscito.
Quella è stata solo piccola occasione plasticamente emblematica di un clima epocale. Mi direte che sono in preda ad un pessimismo profondo ed inutile. E invece no. Al contrario, tutto questo mi fa arrabbiare tantissimo e mi carica di adrenalina. Purtroppo è adrenalina non di un giovane, ma di persona “attempata”; e tuttavia penso che ognuno, se ci crede, possa fare la sua parte. E i giovani in primis: ma hanno bisogno di formazione… altrimenti che cavolo di giovani sarebbero? Sarebbero adulti già strutturati, bene o male, ma strutturati. E invece i giovani hanno il diritto di essere formati, guidati, accompagnati e rispettati nel loro diritto alla istruzione, alla formazione, alla educazione e a diventare se stessi… liberi.
Per questo alla fine dell’incontro dell’altra mattina la persona che avrei davvero voluto abbracciare era proprio la studentessa che è intervenuta… e mi son guardato bene dal farlo, non si sa mai si fosse equivocato sul mio gesto di passione!!! La avrei abbracciata non perché su 90 giovani è stata l’unica ad intervenire. E certamente non per il merito delle cose che ha detto, che trovo storicamente superficiali e culturalmente inaccettabili: Europa vade retro, colonialista e neocolonialista, occidentale, fonte di tutti i mali, tanto qualunque cosa faccia sbaglia, e del resto che ti vuoi aspettare da popoli che hanno oppresso e sfruttato altri popoli di altri continenti, e continuano a farlo: e solo questo hanno fatto e fanno!! No, non per questa analisi l’avrei abbracciata, ma perché era viva, palesemente viva. Aveva introiettato delle idee e le metteva in gioco. Le è stato detto che erano slogan e che bisogna pensare prima di parlare, se no meglio stare zitti. E che fossero in parte slogan e in parte concetti introiettati senza una libera rielaborazione personale sembrava proprio vero.
Ma a parte che la nostra Associazione ha il suo DNA nell’iscriversi a parlare…… l’importante era che quelle idee, certo espresse in modo troppo standardizzato, la studentessa le metteva comunque sul campo per parlarne. Per difenderle, ma per parlarne. Tant’è che alla fine della conferenza si è avvicinata a noi tutti, per socializzare, spiegare… per continuare a parlare insomma. Questa è cultura, questa è formazione, questa è democrazia. Per questo quella studentessa la abbraccio ora per allora. E forse ha chiarito lei qualcosa a noi. Per fare la nostra parte, e dare una mano nel far sì – ma davvero – che l’Europa e la sua Unione possa tornare a scaldare i cuori, di adulti e, soprattutto, di giovani. Forse bisogna percorrere anche strade più adatte. Bisogna percorrere le strade della cultura più che della conferenza politico/istituzionale. Forse il nostro stesso format di approccio “europeista” alle scuole dovrebbe non essere timido e subalterno, ma aggressivamente creativo. Forse l’essere la nostra associazione composta da numerosi soci e socie appartenenti al mondo della scuola, non dovrebbe scoraggiarci dalla idea di approcciare i giovani proprio con una logica da scuola, cioè con i giusti accorgimenti del mestiere (come ha scritto Massimo Recalcati, con le modalità dell’innamoramento del sapere).
Forse sarebbe più coinvolgente far arrivare i giovani all’Europa attraverso Beethoven, Ravel, Proust, Kant, Botticelli, Monet, Picasso, Cajkovski, Tolstoi, Kafka, e i Beatles, De André, Ed Sheeran; e attraverso una idea di uomo - e una idea di donna: ed una idea di polis fatta di scambio, di diritti, di libertà, di responsabile libertà. E dentro collocarci anche i processi legislativi che conducono ad un regolamento sulla pesca nei mari continentali o al problema del voto consiliare alla unanimità o a maggioranza. Forse questo potrebbe caricare di più calore il rapporto giovani/Europa, la loro Europa, la loro cittadinanza europea che, in verità, sentono poco (come emerso anche in anni passati negli incontri con le scuole).
Insomma ciò che mi ha insegnato – sì, a me ha dato insegnamento – l’incontro al liceo Virgilio è stato questo. Bisogna essere realisti: fra i giovani oggi come oggi l’idea di Europa c’è poco. Non c’è per niente? C’è meno di quanto dovrebbe? Fate voi. Ma cullarsi in un europeismo illusorio e di maniera è terribilmente sbagliato e pericoloso. Questo deve scaricarci e deprimerci? Al contrario, deve farci montar dentro adrenalina a non finire. Se lo comprendono piccole associazioni culturali come la nostra, è bello ed utilissimo. Se lo comprendessero le forze politiche e i media, sarebbe una svolta epocale… di progresso.
Grazie e scusate. E al prossimo incontro