Paliano non è più un nido
di Carlo Corridoni---12-09-2020
Di certo Paliano non è più un nido per Willy: almeno da questa mattina ne ospita infatti la spoglia.
Ma pure non è mai stato, propriamente, un 'nido', Paliano!
Basta guardarne i possenti muraglioni, le portelle, il forte dei Colonna, le architetture militari e la struttura arroccata per convincersi che fu conformato dal conflitto. E' evidente come la violenza allignò dalle sue parti.
Tutti i paesi vicini portano i segni di una storia travagliata, con gli stessi confini comunali che più frastagliati di così sarebbe difficile immaginarli: lotte per i confini, lotte per le sorgenti d'acqua, lotte per le terre o per le posizioni di sorveglianza. Lotte per il possesso e la proprietà.
Nei paesi di un fazzoletto di pochi chilometri quadrati si parlano dialetti diversi, sicchè il confine, il limite, fa parte della stessa mentalità delle persone, della gente.
Gli alberi, le chiocciole, i bambini, le cose! Sono denominate in modo diverso e la stessa musicalità delle espressioni è diversa. Solo il roveto impenetrabile è denominato ugualmente: 'jemmete', limite, confine.
Perché quello deve essere ben noto, riconosciuto anche se non condiviso, evidente a tutti: uomo avvisato ...
Un'altra parola condivisa è 'scengianidi', denominazione riservata ai divisivi, agli invidiosi, ai seminatori di discordia.
Così definii Paliano 'nido di Willy' perché i suoi genitori migranti lo avevano scelto per viverci in pace, certo non per una caratteristica tipica del paese e dei luoghi.
Nido nel senso di 'Tornava una rondine al nido ...': figuratevi se il figlio della vittima potesse ritenere la tenuta di Sant'Arcangelo un pezzo di paradiso. Un nido forse sì, di vipere!
Un secolo fa, i giovani di Piglio, nella ricorrenza del Santo Patrono, si raccomandavano a San Lorenzo invocandolo: ''San Lurie' famme cummatte!'' (San Lorenzo: fa' che io abbia l'opportunità di mostrare la mia valentìa). Era violenza buona o cattiva?
Ecco, di questo 'Paradiso abitato da diavoli' bisogna riconoscere la violenza. Bisogna sapervi distinguere la violenza storicizzata, che ha lasciato tracce materiali e culturali, dalla violenza in atto, quella che è attualmente praticata. Dalla violenza che assume forme diverse, inconsuete, e che può sorprenderci, coinvolgendoci perfino.
Quante volte abbiamo letto e sentito 'Se è successo potrà succedere ancora'?
Per non lasciarsi sorprendere dalla violenza, ogni nostro comportamento deve essere attento. Con un'attenzione sostenuta dalla sensibilità ma anche dall'emozione. Certo: anche dall'emozione!
Sulle prime, tutti i giornali hanno sottolineato come la vittima fosse italiana, perché? Perché quell'insistenza non petita e sospetta? Lo sappiamo bene, anzi benissimo.
E' successo a Minneapolis & dintorni, siamo sicuri che fra una-due generazioni quelle condizioni non si riproducano anche qui? Gli immigrati di seconda generazione, quelli che non si accontentano più dei 'lavori che noi non vogliamo fare', entreranno presto in una competizione che occorrerà predisporre e normare civilmente.
La prima normazione civile, non consiste forse nella cittadinanza?
A proposito: dove eravamo rimasti coi diritti civili?