Da non addetta ai lavori
di Raffaella Grasso---02-03-2021
Non sono intervenuta nella videoconferenza di ieri sul tema: “Verso quale Scuola” anteponendo la considerazione che non sono un’addetta ai lavori.
Nella serata ho maturato la presunzione che proprio perché non addetta ai lavori avrei potuto/dovuto offrire il mio punto di vista. Lo faccio ora con parziali cenni.
- Preso atto di tutte le diagnosi fatte sul “pianeta scuola”, che lo rappresentano pressoché in stato comatoso, e delle “cure” avanzate da molti che si scontrano con le resistenze al cambiamento da parte di altri; considerata l’emergenza pandemica, che ha portato in emersione tutte le difficoltà preesistenti, e attesa l’opportunità di accedere con avvedutezza ai finanziamenti europei, mi chiedo se non sia il caso di ripensare alla scuola di domani, secondo il più esplicito e concreto mandato sociale.
- Il rischio che si corre, altrimenti, è dato da una stratificazione di idee che non affondano più nelle radici e che finiscono per “aggiungere” senza razionalizzare l’esistente e tanto meno costruire il futuro. Il tutto cementato dalla continua frustrazione di insegnanti e famiglie per la mancata realizzazione di riforme adeguate e sistemiche.
- La scuola si conferma una delle istituzioni più lente a “sentire” i cambiamenti, quando per la sua natura formativa dovrebbe addirittura anticiparli. Se un giovane su quattro né studia né lavora ci sarà pur qualche problema…
- Ben venga anche dall’esterno chi oggi disegni la scuola di domani, con mente scevra da preconcetti e dal “si è fatto sempre così”. Poi saranno gli addetti ai lavori ad implementare con le specifiche competenze il quadro di riferimento.
- La scuola soffre di una crisi reputazionale (come ha evidenziato Giuseppe Avallone nel suo intervento di ieri) in Italia ed in Europa.
- A questo punto, dovrebbe imporsi la precondizione di avere univoco quadro aggiornato della situazione per rimuovere le aree di maggior criticità.
- Se si ha la febbre, non si può avere paura del termometro e allora, proprio per ripartire da una base oggettiva, bisognerebbe attivare analisi statistiche che fotografino la situazione qui e ora. E ripartire nella direzione voluta con una chiara gerarchizzazione degli obiettivi.
- I punti-chiave, secondo me: edilizia scolastica e supporti tecnologici; apprendimento; formazione; valutazione degli insegnanti.
- Se si continua a parlare solo di competenze linguistiche, digitali e scientifiche, siamo ancora rivolti al passato, seppur recente.
- Accanto ai saperi di cui sopra, è urgente – e non è l’auspicio di una persona d’antan ma una consapevole lettura della società odierna – che la scuola si faccia carico della responsabilità formativa, mediante l’educazione, intesa come stare al mondo/esser-ci; democrazia, partecipazione e integrazione; cittadinanza, diritti e obbligazioni; rispetto e sentimenti.
- Cosa osta a denominare tutte le scuole superiori “liceo”, diversificando solo l’aggettivazione in base alla specializzazione?
Grazie.