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n. 11605   lettori al   07.12.24
Il Natale che cambiò la storia d’Europa
23-12-2023
La vicenda di cui parleremo ebbe luogo più di 12 secoli fa e, precisamente, il giorno di Natale dell’anno 800 d.C. a Roma. Quel giorno, raccontano le cronache, Carlo Magno fu incoronato imperatore dal papa in San Pietro, dove si era recato per assistere alla messa.
Il motivo per cui vale la pena di ricordare questo avvenimento non è solo perché Carlo Magno è il grande personaggio che tutti conoscono, ma perché a partire da questa data la storia d’Europa ha preso una nuova direzione le cui conseguenze, attraverso i secoli, si può dire siano arrivate fino a noi.

Ma procediamo con ordine. Per comprendere ciò che accadde quel giorno occorre fare qualche passo indietro.
Nell’estate del 799, Carlo - re dei Franchi, ma non ancora imperatore - si trova in Germania e più precisamente a Paderborn, un paese che ha appena conquistato e dove sta facendo costruire una città. Per inciso, lì vicino si trova la Foresta di Teutoburgo, dove nel 9 d.C. le legioni romane, guidate dal console Publio Quintilio Varo, erano state sbaragliate da una coalizione di tribù germaniche.
Mentre il re si trova a Paderborn arriva papa Leone III, fuggito in fretta e furia da Roma dove era scoppiata una vera e propria insurrezione contro di lui, a seguito di una serie di accuse di immoralità e corruzione. La rivolta lo aveva costretto a scappare e venire a chiedere aiuto a Carlo, che in quel momento è il sovrano più potente dell’Occidente nonché tradizionale protettore della Chiesa romana.
A Paderborn avviene dunque il primo incontro tra i due protagonisti della nostra storia, tra coloro cioè che poi saranno uno davanti all’altro in San Pietro il giorno di Natale dell’800. Osserviamo più da vicino questi due personaggi.

Carlo aveva 57 anni che per quell’epoca sono molti, anche se poi vivrà fin oltre i 70 anni, età abbastanza eccezionale a quel tempo. Era fisicamente poderoso, alto più di un metro e novanta (non sono esagerazioni dei cronisti, hanno misurato il suo scheletro). Era inoltre di una vitalità e di una sensualità estrema. Nel corso della sua vita ebbe cinque mogli, numerose concubine - di sei di queste conosciamo anche il nome - e almeno una ventina di figli tra maschi e femmine.
Scrive Alessandro Barbero - che a Carlo Magno ha dedicato una poderosa biografia - “quello con cui abbiamo a che fare è un uomo di una vitalità debordante, che conduce una vita intensamente fisica, fa la guerra tutti gli anni, tutta l’estate, e poi quando torna a casa, va a caccia tutto l’autunno, perché è così che vive un re”.
Questo non significa che Carlo non fosse anche un abile politico, in grado di mantenere relazioni diplomatiche con il califfo di Baghdad e con l’imperatore bizantino a Costantinopoli; o di gestire una politica di riforme amministrative e di interventi culturali. Sappiamo anche che parlava diverse lingue, tra cui il latino e un po’ di greco e conosceva le principali opere di teologia (i Padri della Chiesa, Agostino, gli Atti dei concili). Era insomma una persona con svariati interessi.

Di Leone III non sappiamo molto; solo che non aveva una grande famiglia alle spalle, come di solito i pontefici di quel tempo. E’ uno che ha fatto carriera nella burocrazia del Laterano, all’epoca sede dei pontefici. Tuttavia, doveva avere anche lui le sue brave protezioni, i suoi agganci visto che è riuscito a diventare papa, pur se la sua elezione scontenta molti.
Può essere utile ricordare che, all’epoca, la scelta del pontefice era una faccenda interna della Chiesa di Roma. Infatti, anche se il papa godeva di un grande prestigio internazionale, era in primo luogo il vescovo di Roma e la sua elezione era una questione locale, ovviamente in mezzo a pressioni, intrighi, interventi delle grandi famiglie romane.
Sappiamo anche che Leone aveva una reputazione non proprio cristallina, visto che lo stesso Carlo Magno, alla notizia della sua elezione, gli invia una lettera in cui lo esorta a comportarsi bene, a non dare adito a sospetti.

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Ma torniamo a Paderborn. Di fronte a Carlo si prospetta un problema delicato: chi può giudicare il papa? Chi può decidere se le accuse sul suo conto sono vere oppure no? Ha lui il diritto di avviare un’indagine?
Su tale dilemma ci è rimasto l’illuminante parere del principale consigliere di Carlo, Alcuino di York, a cui il sovrano si era rivolto per chiedere se avesse o meno il diritto di intervenire in tale questione.
La risposta di Alcuino è molto prudente e, al tempo stesso, molto dettagliata. E’ difficile stabilire - scrive il consigliere - quale sia l’autorità suprema nel mondo cristiano, poiché da un lato c’è il pontefice che sta a Roma; dall’altro, c’è l’imperatore che sta a Costantinopoli; e poi c’è il re dei Franchi, cioè Carlo, che è il più potente sovrano dell’Occidente.
Però, a ben vedere - continua Alcuino - in questo momento il papa è stato cacciato e messo sotto accusa. Inoltre, a Costantinopoli, per la prima volta, regna una donna, Irene, che ha governato in nome del figlio Costantino VI legittimo erede, ma poi lo ha tolto di mezzo assumendo lei stessa il potere. Pertanto, afferma Alcuino, la dignità del trono imperiale di Costantinopoli è discutibile, visto che è caduto nelle mani di una donna, anche se lei si firma basileus, cioè “imperatore”.

La conclusione appare scontata: come autorità suprema del mondo cristiano resta solo il re dei Franchi, l’unico in grado di sbrogliare questa intricata matassa.
Ecco perché Carlo, suo malgrado, decide di venire a Roma e risolvere personalmente la faccenda. Arriva verso la fine di novembre dell’anno 800. Leone III, che è già rientrato in precedenza sotto scorta, gli va incontro a ben dodici miglia dalla città, raddoppiando la distanza (sei miglia) prevista dal rituale che, da Costantino in poi, regolava le entrate imperiali. Evidentemente Leone ha ritenuto che, date le circostanze, non era il caso di risparmiare sulle miglia.

Dunque il re è arrivato a Roma; adesso si tratta di stabilire come fare per assolvere il papa dalle accuse. Ovviamente, non c’è mai stata l’intenzione di processarlo sul serio, col rischio di far emergere chissà quali verità spiacevoli. La questione va chiusa alla svelta e in modo indolore. Per fortuna esiste un appiglio legale che consente a chi è accusato di un reato di evitare il processo. Infatti, le norme giuridiche dell’epoca riconoscono a un imputato la possibilità di scagionarsi giurando sul Vangelo di essere innocente. E proprio questa soluzione viene adottata per mettere a tacere le accuse rivolte al papa: Leone III si presenterà spontaneamente davanti a un’assemblea di vescovi e nobili e lì giurerà di non essere colpevole.
Una volta proclamata sotto giuramento la propria innocenza davanti all’assemblea appositamente riunita, il papa viene reinsediato nella pienezza dei suoi poteri. Per contro, i suoi accusatori vengono arrestati e messi a tacere.

Pochi giorni dopo è Natale e, come abbiamo detto all’inizio, Carlo si reca nella basilica di San Pietro - non l’attuale, ma l’antica basilica costantiniana successivamente demolita - per assistere alla messa. Secondo le cronache dell’epoca, il papa si avvicina al re e gli pone sul capo la corona. Dopo averlo incoronato, Leone si inchina fino a terra, toccando con la fronte per tre volte il suolo a simboleggiare la sottomissione dovuta al potere imperiale.
Infine Carlo viene acclamato dai presenti (clero e nobili) che rappresentano il popolo romano, dando ulteriore legittimità alla sua investitura.

Prima di continuare sgombriamo il campo da un possibile equivoco. Anche se il re entrando in San Pietro finge di non sapere cosa stava per succedere, quello che è avvenuto quel giorno non è stato un evento improvviso, ma l’attuazione di un programma politico condiviso dal re e dal papa, a cui si è riflettuto e di cui si è certamente discusso in precedenza.
Le precondizioni c’erano tutte, anche se la loro attuazione è stata dettata da fattori contingenti: la fuga di Leone e l’arrivo a Roma di Carlo per presiedere il concilio che doveva discolpare il papa. A quel punto, inoltre, l’incoronazione dava a Carlo tutta la legittimità e i poteri necessari per essere intervenuto a rimettere ordine nella Chiesa romana.


Non sappiamo se il rituale dell’incoronazione - con il papa cioè che pone la corona in testa a Carlo - fosse stato concordato in precedenza. Quello che sappiamo è che nei secoli successivi gli imperatori avranno modo di pentirsi di questo rituale che li costringe ad andare a Roma a farsi incoronare dal papa. Si può dire che nasce da qui quel rapporto conflittuale tra impero e papato per stabilire chi dei due è più potente. Conflitto che segna tutto il medioevo e che arriva, per certi versi, fino a Carlo V e al sacco di Roma.

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Veniamo adesso ai motivi in base ai quali - come accennato all’inizio - questo avvenimento cambiò la storia europea e non solo.

In primo luogo va sottolineato che a Costantinopoli l’idea che gli occidentali si sono ricreati un loro imperatore romano suona come un’assurdità. La corte bizantina accoglie con un silenzio pieno di disprezzo la notizia che il re dei Franchi si è fatto incoronare a Roma.
Ai loro occhi la nomina di Carlo non aveva alcun valore: l’autorità imperiale poteva essere sancita soltanto dall’acclamazione del Senato e del popolo di Costantinopoli, unica capitale dell’impero. E’ significativo al riguardo che gli avvenimenti di quel giorno, nella descrizione tramandataci da un cronista bizantino, sono ironicamente deformati: il papa, del tutto ignaro del cerimoniale, avrebbe unto Carlo “dalla testa ai piedi”, cosicché - invece di consacrarlo imperatore - gli aveva dato l’estrema unzione.

Per comprendere tale reazione, occorre tenere presente che - anche se dopo il 476 l’impero d’Occidente si scompone in vari regni guidati da re barbari - un imperatore romano continua ad esserci. Inoltre, questi monarchi regnano su territori abitati da cittadini romani, con tutte le infrastrutture romane ancora funzionanti: in queste condizioni è difficile parlare di una rottura netta rispetto all’epoca precedente. Insomma, i re barbari governano nel solco tracciato dall’impero e a lungo si considerano subordinati all’imperatore d’Oriente, che è molto più potente di tutti loro.

Poi però le cose cominciano lentamente a cambiare. In primo luogo, l’impero bizantino subisce un colpo tremendo con l’arrivo degli arabi. All’inizio del VII secolo nasce l’Islam e gli arabi cominciano ad espandersi conquistando in pochissimo tempo tutto il Medio Oriente, l’Egitto e il Nord Africa.
L’impero romano d’Oriente ne esce fortemente ridimensionato. I capi barbari per contro acquistano maggiore sicurezza e iniziano a sentire che possono regnare da soli, con le loro forze.
Anche i pontefici si rendono conto che potrebbe essere utile cercarsi un protettore più vicino ed efficace dell’imperatore che sta a Costantinopoli. Di fatto questo protettore c’è già: è il sovrano dei Franchi che da sempre nei suoi territori ha difeso la Chiesa cattolica, diversamente da altri re che a lungo hanno favorito l’eresia ariana. Comincia così l’avvicinamento fra i pontefici e i Franchi, che si concluderà con l’incoronazione di Carlo Magno in San Pietro.

Come abbiamo detto, il fatto che in Occidente un barbaro venga proclamato imperatore non sarà mai del tutto accettato dagli imperatori bizantini. Gli stessi cristiani d’Oriente assistono sconcertati alla pretesa del re dei Franchi di dichiararsi imperatore romano, quando tutti sanno che il vero e unico imperatore risiede a Costantinopoli. Come se non bastasse, anche il papa di Roma si è alleato con questo finto imperatore.
Ma allora, ci si chiede, questi cattolici d’Occidente che parlano in latino, pregano in latino, leggono i Vangeli non nella versione originale greca, sono davvero cristiani? In altre parole, sono “ortodossi” o no? Da quel momento, come sappiamo, i rapporti tra le due comunità andranno sempre più peggiorando.

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In conclusione - come ha sottolineato Alessandro Barbero - l’incoronazione di Carlo Magno sancisce il fatto che l’antica unità del Mediterraneo (il famoso “mare nostrum”) intorno al quale si era sviluppato l’impero romano; l’antica unità fra Oriente e Occidente; l’antica unità della cristianità greca e latina non è più attuale. Certo, come abbiamo visto, il mondo stava cambiando da tempo, ma è a partire da quel momento che tutti sono costretti a prendere atto di questa separazione.


La rottura e conseguente isolamento di Bisanzio nei confronti dell’Occidente, da un lato, spinse Carlo e i suoi successori a concentrarsi nei propri domini, dimenticando quanto accadeva fuori dei loro confini; dall’altro lato, questa contrazione del mondo antico permise all’Europa di trovare se stessa, di costruire ex novo - sulle basi dell’eredità romana - la sua unità spirituale.
L’impero di Carlo Magno - quello che in seguito si chiamerà Sacro Romano Impero - altro non vuole essere che una nuova edizione dell’impero romano d’Occidente, che il sovrano e il pontefice hanno fatto rivivere. Proprio per questo, la tradizione di Roma è fondamentale perché questo impero possa esistere ed essere legittimato agli occhi di tutti. Tutta la storia europea del medioevo, ma anche dell’età moderna, ha fra i suoi protagonisti l’impero nato quel lontano giorno di Natale. Ovviamente, la sua struttura cambierà più volte fisionomia nel corso dei secoli, ma l’istituzione rimane sempre la stessa.

Alla fine, l’impero fondato da Carlo Magno verrà sciolto da un altro imperatore “abusivo”, Napoleone, che costringerà il sovrano austriaco a cambiare nome al suo impero rinunciando - dopo più di mille anni - a questa eredità.

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