La politica trumpiana avanza tra dazi, ricatti e minacce
07-03-2025
Dazi e minacce di aggressioni ad altri paesi (Groenlandia e Canada), sarà questa la politica del presidente americano, Donald Trump, per i prossimi 46 mesi di legislatura. Toni trionfalistici e una visione mercantile dei rapporti internazionali, e insieme una sensazione di fine di un mondo come lo abbiamo conosciuto, domineranno lo scenario futuro. Sono modalità narcisistiche che hanno dato una sferzata eccentrica e inquietante al panorama internazionale, e che hanno scatenato nello stesso tempo paure securitarie e voglia di difesa comune a cominciare dall'Europa considerata fino ad oggi un'area dormiente.
Al Consiglio Europeo di Bruxelles del 6 marzo, riunito per discutere del Rearm Eu, il presidente francese, Emmanuelle Macron, ha offerto l'arsenale nucleare francese come ombrello a difesa anche dei paesi alleati, in accordo con il primo ministro polacco, Donald Tusk, mentre la Turchia è pronta a schierare le truppe. Da questo nuovo decisionismo nelle capitali europee e alleate, nasce un' inquietudine che si riflette anche nei governi nazionali, a cominciare da quello italiano, stretto tra leader di partiti a favore o contro la proposta della presidente della Commissione, Ursula van der Leyen. Che al di là dell'accordo che si potrà raggiungere, vuole procedere comunque con un piano di 800 miliardi da spendere per la difesa comune in ricerca e armamenti.

L'immagine dell'intimazione di Trump col dito puntato contro Zelensky, nello Studio Ovale, e cioè contro una persona a cui si vogliono imporre le prorie ragioni, è stata impressionante ed indimenticabile. Siamo tornati a prima degli Anni '70, quando si volevano punire i bambini irrequieti con la minaccia delle punizioni.
Nell'incontro con Zelensky, Trump ha pronunciato la parola deal (accordo) un numero incredibile di volte. La sua premura/urgenza era di concludere l'affare: accaparrasi le terre rare dell'Ucraina, sfiancata da tre anni di guerra ma senza la reciprocità di una pace durevole. Con l'idea che il concetto di pace sia insito nell'accordo (transazione).
Intanto è partita la politica dei dazi, che dovrebbero rappresentare la giusta compensazione per le finanze americane derubate da anni, secondo il tycoon, di trilioni di dollari da tutto il pianeta.

Tra le prime reazioni, quelle della Corte Suprema degli Stati Uniti che non ha permesso lo stop agli aiuti attraverso l' Usaid, agenzia governativa statunitense, che gestisce i fondi già stanziati, circa 2 miliardi, per aiuti umanitari. In Italia, nella stessa ottica, proseguono gli attacchi del governo alla magistratura che con la separazione delle carriere punterà a sdoganare l'azione dell'esecutivo in ogni direzione e a colpire la Costituzione. Tornando ai dazi, il 20% sarà applicato alla Cina sulle esportazioni negli Stati Uniti, mentre il 25% potrebbe essere applicato (al momento sospeso per un mese) negli scambi con New Messico e Canada. Che però dopo le reazioni efficaci rispettivamente della presidente Claudia Sheinbaum e di Justin Trudeau, sicuramente costringeranno Trump a più miti consigli. Anche l'Europa dopo il 2 aprile sarà coinvolta in una logica di dazi reciproci includendo anche oneri fiscali o tariffe che hanno pesato sulle importazioni in America.

Dopo le novità introdotte da Trump nel panorama internazionale, a cominciare dalla sospensione degli aiuti militari all'Ucraina, l'Europa (450 milioni di abitanti), da parte sua potrebbe immaginare un suo rinsaldamento su posizioni di integrazione tra diverse economie recuperando credibilità e forza, attraverso la realizzazione di obiettivi tecnologici, cyber sicurezza e difesa comune. Facendo leva sulle risorse a disposizione di talenti e competenze, di eccellenze in ambito del diritto e della ricerca scientifica. Si potrebbe obiettare che l'Europa è molto in ritardo, ma pragmaticamente da un punto bisogna cominciare partendo dalle opportunità politiche che la storia presenta.
Il suolo europeo, nonostante il momento, non è solo una ragnatela di leggi e leggine, poiché ha garantito uno spazio comune unico, economico e di garanzie dei diritti. Un mondo verso cui molte persone che vivono negli USA, stanno pensando di trasferirsi perchè spaventati dal clima liberticida che si respira nel loro paese.
In 5 Università americane (per adesso), Trump ha emesso ordini esecutivi , intimando agli atenei di segnalare gli studenti che hanno preso parte alle manifestazioni pro-Pal. La stretta conformista trunpiana prevede anche questo.
Le popolazioni dei vasti territori americani e gli abitanti delle grandi città, per lo più democratiche, fino a quanto tollereranno tutto questo?