Il disvalore della guerra
10-10-2025
Dopo una settimana circa si è conclusa la missione della seconda Flotilla Conscience, della Freedom Flotilla Coalition. In tutto 150 persone di cui nove italiani. A 120 miglia dalla costa è scattata l'operazione di polizia israeliana, con lo stesso protocollo di intervento della prima Flotilla. A bordo soprattutto giornalisti, medici e cooperanti con un carico di medicinali e beni di prima necessità, immediatamente spariti o distrutti. Appena a terra, hanno subito maltrattamenti e la sospensione dei diritti umani, e dopo l'immediato rilascio. Due italiani sono ancora trattenuti. Fino a qualche tempo fa, eravamo abituati a pensare Israele come paese amico.
Andare in un teatro di guerra a portare aiuto e sollievo alle vittime, a rischio della propria vita, rivela un profondo senso di intollenza e disvalore per la guerra, un dissenso alla radice. Esprime una ribellione profonda e il tentativo estremo di ripristinare col proprio corpo, l'unica cosa disponibile, il diritto violato in terra e nelle acque internazionali.
Chi insegue un progetto di pace testardamente, non può fare altro che partecipare e cercare di radicare con l'esempio, l'educazione e le scelte politiche, la necessità del vivere comune e riaffermare l'empatia verso le ragioni dell'altro.

Adesso dopo l'accordo di pace voluto dal Presidente americano, Donald Trump, attraverso l'azione diplomatica dei peace maker Jared Kushner, Steve Witkoff, dello sceicco del Qatar, Mohammed Al-Thani, e del turco Ibrahim Kalin, si torna a possibili periodi di tregua con la restituzione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi. Se le parti in conflitto potessero avvalersi di dirigenze politiche, soprattutto internazionali mediante la forza di stabilizzazione a guida Usa, magari dando voce ai palestinesi attraverso una quota di rappresentanza politico-amministrativa, si potrebbe raggiungere qualche risultato nell'immediato futuro.
Si riapre la possibilità della pace, ma rimangono molti punti interrogativi sulle prossime mosse del presidente israeliano Netanyahu e di Hamas che dovrebbe accettare il disarmo e confidare nella pace garantita dagli Usa e dai paesi arabi coinvolti nelle trattative. Si realizza in parte l'accordo che nel 1993 , ad Oslo, fu sottoscritto tra Yitzhak Rabin e Yasser Arafat, col coinvolgimento di Bill Clinton allora Presidente degli Stati Uniti. Comunque al punto 20 dell'accordo c'è l'obbiettivo politico dei due stati: Israele e Palestina.