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Dopo l'accordo
15-10-2025 |
Come sempre quando si sigla un accordo di pace e dopo i toni trinfalistici della prima ora, rimangono i dubbi sul divenire e sulla messa a terra della soluzione pacifica. La restituzione degli ostaggi, israeliani e palestinesi, è una bella pagina di umanità e un riconoscimento di reciprocità. Un momento che tutti aspettavamo. Manifestazioni in tutto il mondo anche nelle Università americane, due Flottiglie, intenso lavoro diplomatico nelle cancellerie occidentali, nei Paesi arabi e musulmani che si accomoderanno secondo la nuova geometria diplomatica ed economica dell'area, disegnano un mondo policentrico nel Medio Oriente. Alle trattative mancavano i palestinesi che invece avrebbero potuto svolgere un importante ruolo soprattutto nell'ambito della prevista forza di stabilizzazione internazionale. ![]() Il Presidente americano, Donald Trump, in modo autocelebrativo, ha rivendicato alla Knesset il suo grande succeso diplomatico. Come uomo d'affari sfoggia le sue doti di mediatore nei processi politico- economici, utilizza il ricatto dei dazi, scatena la forza come reazione e minaccia, ma non predilige la guerra come strumento politico. In Israele, una democrazia scossa da fremiti identitari e dalle aggressività dell'ultra destra, Nethaniahu ha subito l'imposizione di Trump di bloccare i bombardamenti su Gaza, e con l'intervento su Herzog si salverà dalla condanna per corruzione e abuso di potere. Ha ottenuto quello che voleva e non ha più alcuna ragione per continuare le ostilità, se non per speculazioni politiche. A garantire la tregua ci vorranno molti attori., non solo del quadrante mediorientale. Hamas e la galassia terrorista, con le esecuzioni di palestinesi avvenute in questi giorni, non sembrano ottemperare alle direttive di Trump che minaccia ritorsioni gravi a chi non si adegua ai nuovi accordi. Nella nuova mappa, i Paesi arabi ,abbandonata l'indifferenza e fino ad ora allineati solo nelle loro rigidità ideologiche e muscolari, hanno assunto un ruolo attivo e più protagonista nelle vicende del Medio Oriente. Un fatto di non poco conto trattandosi di grandi Paesi estesi territorialmente e ricchi di risorse. Egitto, Turchia, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati, Indonesia e Pakistan, si muoveranno sicuramente nell'orbita delle convenienze e spesso dell'opportunismo. Ma la ricostruzione di Gaza, a cui parteciperanno i Paesi europei, gli USA, e i Paesi musulmani e arabi, sarà sicuramente un'occasione per il futuro della Striscia di Gaza. L'Occidente comincerà a sentire la sua estraneità da processi che camminano sulle proprie gambe nell'area, ma l'America, al di là dei proclami di isolazionismo e di volersi allontanare dall'Europa, vorrà mantenere la sua influenza anche nel Medio Oriente attraverso Israele, Qatar, Turchia, Arabia Saudita ed Emirati. ![]() |