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n. 15862   lettori al   06.06.25
Referendum sulla cittadinanza: qualche numero per decidere
27-05-2025
Sui neo-cittadini italiani, circa 200 mila all’anno negli ultimi tre anni, poco si sa in giro, ma in realtà molto si potrebbe sapere, se le informazioni disponibili fossero adeguatamente diffuse.
Provo a farlo io, per il 2023, rimandando per un quadro più completo al sito della Fondazione ISMU

Da dove provengono i nuovi italiani? Da tanti paesi, ma soprattutto da Albania, Marocco e Romania (75 mila circa da questi tre paesi, su un totale di 214 mila acquisizioni di cittadinanza avvenute nel 2023). Da notare che il numero dei Rumeni che chiede la cittadinanza italiana (possono farlo dopo soli 4 anni di residenza, in quanto comunitari) è relativamente basso, considerando le dimensioni della comunità rumena, che supera il milione di residenti.

Altri 30 mila neo-italiani provengono da Argentina e Brasile, discendenti da avi italiani: sono aumentati moltissimo negli ultimi anni, e sono destinati a diminuire in futuro per le modifiche restrittive introdotte recentemente. In questo caso, di solito non si tratta di immigrati, ma di persone che, continuando a risiedere in America Latina, ottengono il passaporto italiano (e potrebbero votare alle elezioni politiche e ai referendum, dando però di fatto un forte contributo all’astensionismo).

Quali modalità consentono di acquisire la cittadinanza?
Il 12%, cioè 25 mila persone, ottengono la cittadinanza per matrimonio con un coniuge italiano. Un numero che si è mantenuto più o meno costante nel tempo, ma che si è ridimensionato come percentuale, per la crescita delle altre componenti.

Solamente il 40% delle acquisizioni avviene attraverso il canale della residenza continuativa, minimo 4 anni per i cittadini di un paese Ue, 10 anni per i non comunitari, per un totale di 85 mila persone. Se quindi il referendum permettesse di abbreviare il requisito della residenza per i non comunitari, l’effetto statistico sarebbe piuttosto contenuto: anziché 85 mila acquisizioni annue per residenza (e solo una parte di queste riguardano cittadini non comunitari), ne avremmo un po’ di più, ma non certo un’invasione, come molti temono.