Parla a tuo rischio e pericolo
di Marina Izzo---24-03-2022
Prendendo spunto dal bel articolo del Post sulla cancel culture, faccio una breve riflessione sulla seguente frase: «la vecchia lezione del “pensa prima di parlare” ha lasciato il posto alla nuova lezione “parla a tuo rischio e pericolo”». L`articolo dice: “ (al giorno d`oggi) Molte persone – e in misura maggiore le donne, secondo un sondaggio condotto negli Stati Uniti dal New York Times in collaborazione con il Siena College Research Institute (SCRI) – affermano di preferire non esprimersi per paura di subire conseguenze negative o ritorsioni”. Domanda: anche noi, come associazione , possiamo dirci sicuri/e di essere (stati) sempre fedeli al principio del rispetto e della tolleranza (nel senso volteriano del termine) nei confronti di idee divergenti dalle nostre? Siamo sicuri/e di non aver mai etichettato in modo frettoloso tutto ciò che ci infastidiva? Siamo sicuri/e di aver sempre tentato di capire le ragioni che si celano dietro scelte, alle volte, incomprensibili per noi? (sottolineo: capire, non approvare). Siamo sicuri/e di essere stati sempre fedeli al nostro nome “Iscritti a parlare” nella sostanza e non solo nella forma? Come diceva quel vecchio adagio pubblicitario : Meditate gente, meditate.