Progetti scuole. Green economy, green jobs, green workers
di Carlo Mari---08-05-2022
Marco Gisotti è un giornalista, divulgatore, saggista, collaboratore del Ministero della Transizione ecologica; si occupa in particolare di problematiche scientifiche e soprattutto di lavoro ed economia green.
Nel corrente anno scolastico 2021/2022 ha collaborato con la nostra Associazione partecipando ad incontri/progetto con le scuole. In particolare ha incontrato gli studenti del Liceo Socrate, del Liceo Vivona e dell’Istituto Santa Maria: incontri di grande interesse e di grande presa fra gli studenti non solo per la competenza del relatore, ma anche per la sua capacità di divulgatore, di rendere quindi comprensibili in modo lineare ed intellettualmente fruibili queste tematiche complesse da parte di un uditorio in formazione, come quello di giovani studenti liceali (e in verità anche da parte di noi adulti presenti).
Peraltro nel 2019 Marco Gisotti ha pubblicato insieme a Tessa Gelisio un interessantissimo libro intitolato “100 Green Jobs per Trovare Lavoro – Guida alle professioni sicure, circolari e sostenibili”, che specificamente di questo tema si occupa. In una intervista Gisotti ha poi approfondito il senso di questo libro, riprendendo concetti molto chiaramente esposti anche negli incontri con gli studenti.
Possiamo provare a riassumere alcuni passaggi chiave esposti dal Dott. Gisotti nel libro, nell’intervista e nelle relazioni alle scuole .

a) La crisi ed emergenza sanitaria non potrà bloccare la esigenza di sviluppare una economia green e conseguentemente accentuare il bisogno e l’orientamento verso i lavori green. La Storia non si ferma, a meno che la emergenza pandemica non duri dieci anni, il che determinerebbe allora problemi di regresso dell’umanità molto più in generale, e non solo in tema di economia green.
Ormai, come da indagini a tutto il 2018, per quasi l’80 per cento di tutte le professioni – e mestieri - di cui l’Italia ha bisogno viene posta la richiesta di competenze verdi. Il che chiarisce bene il processo di trasformazione che il nostro Paese ha attraversato e attraversa. E questo vale in generale per tutta l’Europa e per la grande maggioranza dei paesi industrializzati. Efficienza energetica e riduzione degli sprechi sono le parole d’ordine della nuova impresa e sono necessità che anche le attività delle pubbliche amministrazioni devono assecondare. Essere “green” conviene per molte ragioni: se non per quelle etiche, per lo meno per quelle economiche.
Come riportato nel libro di Gisotti/Gelisio, nel 2009 in Italia i green workers, ovvero i lavoratori che hanno mansioni specifiche nell’ambito dell’ecologia e della sostenibilità, erano circa 950 mila. Dopo circa 10 anni, nel 2018, erano saliti a 3 milioni e centomila unità, corrispondenti al 13,4 % dell’occupazione nazionale complessiva. Un incremento assolutamente significativo.

b) Non basta essere ambientalisti per essere green worker. La formazione, in generale, è molto indietro rispetto alle necessità del mercato del lavoro. I percorsi di formazione professionalizzante, anche universitari, non stanno tenendo il passo incalzante della innovazione; o quanto meno bisogna dire che la qualità dell’offerta formativa si muove molto – e troppo – a macchia di leopardo sul territorio del nostro paese. Tuttavia va detto più ottimisticamente che molte risposte e soluzioni sono a portata di mano. Per esempio, in Italia abbiamo sviluppato uno degli strumenti più all’avanguardia per il monitoraggio del mercato del lavoro, il Sistema informativo Excelsior, gestito da Unioncamere e Anpal, capace di fornire dati molti definiti su base provinciale. Strumento potenzialmente utile anche per scuole e università.

c) Le linee istituzionali e imprenditoriali italiane in tema economico/finanziario sono abbastanza aperte verso le prospettive di uno nuovo sviluppo resiliente e sostenibile. E’ tanto, ma non abbastanza. Almeno una impresa italiana su quattro è green, e non è assolutamente poco; meglio peraltro che in molti altri paesi industrializzati. Ed inoltre, conseguenza anche della emergenza pandemica, una coincidenza di interessi nello sviluppo di un’economia circolare e verde così forte fra il nostro Paese e l’Unione europea non c’era mai stata. Occorre però evitare che, passata la emergenza sanitaria – auspicabilmente il prima possibile – questa spinta unitaria verso l’economia green non rallenti.
C’è un’evoluzione naturale dell’impresa e dell’economia verso la circolarità delle risorse.
ma si deve restare vigili. Anche perché una vera economia verde deve essere anche inclusiva e solidale. I diritti dell’ambiente sono diritti dell’uomo, così come un lavoro verde deve essere rispettoso dell’ambiente ma anche dignitoso per il lavoratore.

d) Nel nostro paese la esigenza e la sensibilità verso l’economia green e circolare è più forte di quanto non si pensi. Anche perché il danno di sprecare materie prime ha una sua evidenza di per sé, soprattutto per le imprese. Ma si sta sviluppando un concetto di circolarità anche ad altri livelli, di economia solidale. La rinascita di ciclofficine, di piccoli riparatori di quartiere, dei negozi del riuso, di altre forme anche più organizzate di sharing economy dimostrano che sta accadendo un salto culturale. Non solo dall’alto, non solo per merito dell’impresa o delle istituzioni, ma anche per presa di coscienza culturale. Insomma dobbiamo essere ottimisti; ma sempre molto vigili, perché la Storia non si ferma, ma ha abituato l’uomo anche a improvvisi e drammatici passi indietro, regressivi.


Ringraziamo il Dott. Gisotti per la collaborazione che in questi mesi ha dato alle scuole ed alla nostra Associazione, e per le parole – giustamente equilibrate tra fiducia e preoccupazione - che ha trasmesso negli incontri con gli studenti, con il suo libro e con la intervista di cui abbiamo cercato di riassumere i punti essenziali.