Parole, parole, parole
di Alberto Galanti---15-07-2022
Non so cosa accadrà da qui a mercoledì quando, in modo ufficiale, Draghi dovrà comunicare alle Camere le sue dimissioni.
Considero Draghi un gigante e non mi stupirei se, come fece Mattarella accettando il secondo mandato, anteponendo gli interessi dell'Italia a ogni altra cosa, si dichiarasse disponibile a portare a termine la legislatura. Chissà?!
Intanto sto provando a riflettere su cosa è accaduto finora. Cerco di farlo tentando di isolare i fatti dalla grancassa mediatica che li amplifica e li distorce fuorviando le persone dalla vera sostanza delle questioni.
Abbiamo i partiti grossi (grandi proprio no) che si preparano alle elezioni. Nessuno vuole che gli altri primeggino. Le rivendicazioni di bandiera vengono ribadite in modo che tutti sentano. Anche le cose che col governo non c'entrano nulla, essendo iter parlamentari in progress, come la cannabis e la cittadinanza, vengono rilanciate in modo da farle risaltare insieme alla riduzione delle tasse, agli interventi per il caro-bollette, alla lotta al termovalorizzatore, al superbonus 110%, al salario minimo. Tutto legittimo, ci mancherebbe, ma sono cose che resteranno solo parole se si va a votare. In realtà a questi ciarlatani non interessa nulla delle loro rivendicazioni se non in chiave elettorale. Fanno bene? Con questo elettorato penso di sì. C'è una massa preoccupante di aventi diritto al voto che usa (o non usa) questo diritto in modo umorale. Una massa enorme è sensibile al populismo e al qualunquismo per ignoranza o cieca rabbia. Una rabbia pluridecennale per gli scarsi risultati dei tanti governi che si sono succeduti, fatti da coalizioni eterogenee dirette non da leader ma da sondaggi e stampa. Governi ostacolati dalle Regioni che si mettono di traverso su ogni cosa, da sindacati irresponsabili che gestiscono un potere enorme perché si sono ramificati nei gangli vitali dello Stato.
Quindi una rabbia giustificata? Lo sarebbe se tutto questo non fosse determinato dalla superficialità e dall'ottusità del comportamento elettorale degli stessi arrabbiati. Che i grillini dicano quasi sempre cose idiote e assurde, le persone normali lo sanno. Il 32% dei voti ricevuti dal M5S nel 2018 ci ha dato la misura di un'anormalità che esiste purtroppo, anche se il 'moVimento' non ne riceverà più quei livelli di consenso. Lo stesso dicasi degli astensionisti. Non votano per rabbia? Vuol dire che tutto resterà come prima.
Ecco Draghi è stato, finora, un'opportunità unica per dare all'Italia un governo che gli elettori non hanno mai saputo darsi. Le menti più illuminate dei partiti, consapevoli della miserabile politica che le loro organizzazioni incarnano, hanno sostenuto Draghi perché era un modo di andare avanti senza essere costretti a fare danni gestendo questioni più grandi di loro. Qualcuno dei più visionari ha anche pensato che sarebbe stata l'occasione buona per ristrutturare tutto il sistema politico. Si sono sentiti molti mea culpa sull'esito disastroso del referendum del 2016. Meglio tardi che mai. La legge elettorale proporzionale cominciava a essere considerata meno peggio di quello che molti pensavano (me compreso). Ma alla fine lo scorpione ha punto la rana e anche di tutti questi buoni propositi resteranno solo parole. Solo di fronte alla crisi di oggi ci dichiariamo senza parole. Strano, visto che ne abbiamo in abbondanza.