Politica all'italiana (secondo i francesi)
di Rosy Ciardullo---22-07-2022
I Cinque Stelle sono crollati miseramente trascinando con sé il Paese. Sapevo che prima o poi sarebbero scomparsi ma non in questo modo così inglorioso e dannoso per tutti. L’ex- Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha tirato fuori dal cilindro una Agenda sociale fantasiosa, un vero programma di governo, soltanto che ce n’era in piedi già un’altra, quella del Governo Draghi. A questa Agenda se ne è aggiunta ancora un’altra, quella di Salvini, che ha occupato la scena opportunisticamente per dare man forte a Conte. Nelle due agende, una lenzuolata di cose fare, impossibile da finanziare ed apprezzare ma che Draghi aveva cercato di accogliere e modulare. Poi un susseguirsi rocambolesco di eventi e l’impossibilità per Draghi di poter continuare l’azione di governo. Di fatto è stata offerta alle destre l’occasione per aprire la crisi. Da notare che gli autori della catastrofe, al momento degli interventi in Aula, erano uccel di bosco. Defilati.

Le destre storicamente non corrono verso la modernità e non permettono le riforme, le bloccano puntualmente (taxisti e balneari, fisco, catasto) e come sempre per un cammino a ritroso oppure per riconfermare lo status quo. Sempre pronti ad anteporre l'interesse personale a quello generale. La richiesta di piccole garanzie personali negli affari sono elementi connaturati nell’italiano medio, amante di quel particulare senza respiro, che mi fa pensare all’impossibilità di questo paese di trovare le risorse giuste per uno scatto di reni. E poi rinascere.
Roma come una qualunque capitale africana si rigira nel suo magma perenne. Sempre vogliosa di tornare alle sue solite faccende.
I governi si alternano con le stesse dinamiche, ogni volta il sistema risulta scosso fino alle fondamenta fino a tornare poi a riproporre una qualche forma di governo sempre provvisoria dopo un’ennesima tornata elettorale.
All’estero, in Europa e in America, i governi e le varie Istituzioni sembrano attoniti e le spiegazioni su quanto accaduto risultano insufficienti ed incomprensibili. Fare a meno di una risorsa come Draghi risulta paradossale, un evento tuttora sotto la lente di ingrandimento delle istituzioni internazionali e da parte degli osservatori.

Abbiamo lasciato andare quell’unico soggetto politico, Mario Draghi, affidabile e credibile, che, chissà perché, e molto ingenuamente, ho creduto, forse anche lui, potesse mettere un freno ai moti di un DNA, quello italiano, che produce sostanzialmente ribellismi beceri e riottosi che non portano a nulla di utile per il paese. Non avevo valutato sufficientemente che le persone troppo diverse non risultano assimilabili e quindi finiscono per essere espulse dal sistema.
In seguito, saranno proprio quelle fette di popolazione che adesso plaudono alla caduta di Draghi a pagarne le peggiori conseguenze.
Il premier Draghi, inconsueto nell’espressione politica, è stato incapace di meline, di ambiguità e di piroette bizzarre , che tanto piacciono agli italiani (amanti della retorica delle vecchie zie), per questo è stato definito come impolitico. A me pare invece, che sia stato il Presidente del Consiglio più politico di questi ultimi decenni, protagonista dell’esecuzione di un programma politico coraggioso all’interno e capofila di un nuovo atlantismo, di una politica di pace e di aiuti all’Ucraina di cui l’assenza, già si valuta, produrrà presto i suoi effetti.
Draghi come Capo di governo ha chiesto finalmente ai partiti di misurarsi col suo programma e poi, se possibile, procedere ad aggiustamenti ed accordi. Così come fanno gli adulti strutturati ed accorti. Non si tratta di anomalia ma di normalità.
Succede, invece, ad esempio, che tutto Il Fatto quotidiano e non solo, intesse domande e risposte sullo strano carattere di Draghi, che anzi, in fondo, è solo un banchiere prestato alla politica. Non so ma finché c’è stato lui, mi sentivo tranquilla per le sorti del Paese.

I Cinque Stelle, che fanno il paio con le destre, avevano invece altri progetti in serbo per il Paese e per sé stessi. Innanzi tutto, il personalismo di Conte, ma non solo.
L’esultanza della Russia e la vicinanza con Putin non sono da sottovalutare, il Ministro degli esteri, Luigi di Maio, ha tenuto a ricordarlo in una intervista. Non come una nota di colore, ma come un elemento di estrema gravità. Che dovrebbe indurre preoccupazione. Perché sono forze molto attive che mirano all’instaurazione di sistemi autocratici (forse, un’idea che in fondo, in fondo molti coltivano).
La geopolitica governa anche gli affari interni dei vari paesi ( ieri stranamente la Russia ha concesso maggiori quantità di gas rispetto ai giorni precedenti).

Ma questa volta data l’eccezionalità della situazione (inflazione, tassi di interesse della BCE, spread, fondi del PNRR, bilancio annuale, risorse energetiche gas, energia e petrolio, pandemia, guerra in Ucraina e riposizionamento nell’Alleanza Atlantica), la partita è ben diversa. In autunno si capirà.