Non amo i simpatici di professione, 2
di Raffaella Grasso---07-08-2022
Avevo compreso razionalmente l’accordo tra Calenda e Letta: massimizzare i voti a favore di un centro sinistra liberal democratico, che avvertisse l’orgoglio di rivendicare il suo “essere bastante” a rappresentare una parte del Paese.

Dopo due giorni, sono subentrati altri accordi con altri soggetti politici con valori, programmi e prospettive/alleanze internazionali totalmente divergenti e quindi secondo un’operazione da derubricare prima come “tatticismo” elettorale e poi fatalmente come foriera di dissidi interni e veti incrociati (che il PD non può sempre continuare a vantare come “democratica dialettica interna”).

Avevo anticipato a conclusione del mio intervento del 4 agosto che avrei marcato stretto Calenda.
L’ho fatto.
Se, alla luce del mutato scenario, Azione non avesse rotto l’accordo per insussistenza di presupposti, io avrei – per quel che conta e per quel poco di onorevole che c’è nell’astensione – disertato per la prima volta le elezioni politiche.

Carlo Calenda non è simpatico, non va bene per tutte le stagioni.
Calenda ora sta percorrendo da solo quella strada in salita, che spesso ha prefigurato nel suo impegno in “Azione”, ricordandoci che ogni scelta presuppone delle rinunce, ogni riforma ha un costo preciso che va dettagliato agli elettori e che qualsiasi azione politica si misura e si valuta sul “come” viene realizzata.

Se interessati, vedere intervista di Lucia Annunziata andata in onda oggi alle 14.30 su RAI 3:

Mezz'ora in più (inizia al 17º secondo)