L'ineffabile Giorgia
di Rosy Ciardullo---15-09-2022
L’intera polemica che riguarda l’eventuale investitura di Giorgia Meloni non tiene sufficientemente conto che, proprio una donna premier, porterà indietro il Paese di parecchi decenni. E’ un paradosso enorme. L’essere donna non è di per sé una garanzia. Meloni è un soggetto politico assolutamente in sintonia con gli assetti patriarcali, a guardia della regola maschile. L’estraneità alla questione di genere è proprio l’elemento propulsivo che le ha permesso di avanzare in un universo lastricato di machismo e di aggressività. E’ vero che squarcia il tetto di cristallo ed irrompe nel simbolico ad interrompere la catena monotona, in questo paese, di un potere sempre in mano agli uomini, ma non basta.
Nessuno pensa che appena arriverà ad essere Presidente del Consiglio cambierà la Legge 194, ma l’erosione dei diritti avviene un po' per volta.
Intanto ha cominciato a spianare la strada alle sue reali intenzioni affermando che alla donna deve essere offerta la possibilità di rinunciare attraverso politiche di prevenzione, ch’è quanto basta per intaccare l’applicazione integrale della Legge.
Le sue proposte di modifica sembrano riproporre gli argomenti dei movimenti pro-life americani che attaccano direttamente l’autodeterminazione della donna. Così come risultano contraddittori i suoi principi sulla famiglia tradizionale da lei stessa infranti (non è sposata e vive in una coppia di fatto) come del resto molti appartenenti alla destra.
In assenza del valore dell’inclusività, anche i diritti Lgbt risultano non condivisi, quasi un’offesa alle nuove generazioni formatesi nel rispetto di ogni differenza.

Meloni è sembrata molto solerte a felicitarsi col governo di destra svedese appena insediatosi. Si deve ammettere che per le forze conservatrici è stato un bel bocconcino da portare a casa. Ma quasi un vulnus nella storia della Svezia. Certamente ci saranno novità sia nel campo delle alleanze future in Europa che sulle politiche immigratorie. Anche in economia e nel sociale, molte cose cambieranno. Saranno rivisti il welfare, lo spazio all’iniziativa privata e la riduzione delle tasse ai super profitti.

All’Europa, l’eventuale nuova premier ha riservato una dedica: “E’ finita la pacchia, difenderemo i diritti dell’Italia”. Da cosa?
Tra il QE (Quantitative Easing), i fondi del PNRR che adesso rischiamo di perdere, le sanzioni contro la Russia prese di comune accordo con gli altri paesi europei, il riassetto Nato più serrato e strategico (meeting di Madrid -giugno 2022) orientato alla difesa, in linea con i nuovi sviluppi egemonici e geopolitici sul pianeta, non si intravedono in verità questioni da rimproverare all’Europa.