241. ppe (precede per età)
di Carlo Corridoni---04-11-2022
Anche se concettualmente appartenenti a categorie distinte, il merito e la graduatoria si trovano spesso associati nella vita di tutti i giorni.
Infatti, mentre il merito, pur riferendosi a titoli precisi, risale a categorie astratte, difficilmente quantificabili (santità, eroismo, genialità eccetera), la graduatoria, la graduatoria di merito, in particolare, presenta la concretezza della sostanza misurabile o, almeno, valutabile.
Quando, in una graduatoria di merito, a due o più elementi spetterebbe la stessa cifra ordinale, essi spesso si trovano ordinati al loro interno, distinti ciascuno dall'acronimo ppe, che significa precede per età.
Ecco, vale la pena di osservare che fino a pochi anni fa, di regola, in tale riordinamento precedeva il più anziano, mentre ora la precedenza viene assegnata al più giovane. Come se la metrica utilizzata per costruire la graduatoria influenzi in qualche modo la sostanza stessa oggetto del confronto, vale a dire il merito.
Quindi, a differenza del merito, che sarebbe definito categoricamente in assoluto, la graduatoria ne sancirebbe la relatività sulla base di criteri discrezionali (oggi si dice adhocratici).
Certo, non si può dire che il più anziano abbia maggior merito in sé, ma soggettivamente ha pur patito un'attesa più lunga, della quale si pensava che gli spettasse un lieve risarcimento.
Così come al più giovane si viene ora a riconoscere un valore supplementare, per aver raggiunto la stessa misura del merito in un tempo inferiore.
Procedendo di questo passo, si capisce come l'attribuzione di un ordine fra le misure del merito sia sempre inevitabilmente segnata dall'arbitrarietà.
Per non parlare, poi, di certi concorsi di ambito musicale, dove può capitare che un determinato posto della graduatoria non venga neppure assegnato. Di solito il primo, ma anche altri.

''Come? Ho suonato meglio di tutti gli altri partecipanti, non sono primo ma vengo classificato secondo? Siete matti!''
''No, signore. Ella manca del quid che la farebbe primo a pieno titolo. E tale imponderabile minorazione deriva dalla mancanza di unanimità nel deliberato della Giuria''

Ecco: non per merito, in quello che segue, io precedo per età. Ho frequentato, infatti, la Scuola elementare e media prima del 1962, quando si studiava il latino alle medie. Poi l'Università prima del 1968, quando il Diploma di Istruzione tecnica non consentiva l'accesso ai corsi di Fisica.
Ho pertanto sperimentato gran parte delle diverse e contraddittorie accezioni del termine Merito, sia nel corso degli anni, sia in tutti i gradi della Pubblica Istruzione.
La varietà di tali accezioni mi pare tale che aggiungere la parola 'merito' al titolo ministeriale, specie in concorso all'ablazione di 'pubblica', mi pare il riconoscimento ufficiale del valore dell'ambiguità e dell'ipocrisia nell'attuale temperie politica.
Non siamo al metalinguaggio del Grande Fratello ma la strada è quella.
Non fu la c.d. 'Sinistra' a dibattere intorno al Merito nelle questioni dell'Istruzione? A legiferare sull'Autonomia delle Istituzioni scolastiche? A contrastare la licealizzazione della Scuola delle tre I (Inglese, Internet, Impresa)?
Ricordo a memoria il commento sconsolato del ministro Luigi Berlinguer, dopo la positiva conclusione del primo Esame di Stato a seguito della sua Riforma, che avrebbe dovuto ricostituire la validità culturale e disciplinare delle prove:

''Sono contento che gli esami siano andati bene, anche se mi pare un po' troppo bene! (o giù di lì)''

Scusate la lungaggine, ma in un'altra occasione, certamente, reinterverrò sul Merito degli ultimi, di quegli studenti ai quali ''non si consiglia il proseguimento degli Studi'', formula di emarginazione consapevole, un tempo adottata dalle Vestali della Classe media. Altro che Scuola dell'inclusione!
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