Ladies in doppio petto, negazioniste e reduci dalla clandestinità dei movimenti
di Rosy Ciardullo---26-05-2023
E’ in atto, da parte del governo Meloni, un progetto eversivo e restaurativo, scientemente programmato, con un approccio revisionista e un tentativo culturale di appropriazione, che comincia a disvelare, a tutto tondo, il suo vero volto. Qualcuno come la storica Ruth Ben-Ghiat (Strongmen, 2020) della New York University, esperta di movimenti fascisti dell’ultimo secolo, ha già detto che, per vedere gli effetti, bisognava solo attendere gli eventi.
Dal tempo del governo di Berlusconi (1994) che sdoganò il MSI alla nascita di Alleanza Nazionale di cui Chiara Colosimo, oggi Presidente della Commissione Antimafia, era una giovane dirigente, è cominciata la rimonta dei valori della destra-centro. Il Paese ha avuto tempo per assimilarli, tanto che quando va al voto sembra che vada alla ricerca di un passaporto che lo conservi al riparo dal confronto. Già da anni, la Costituzione e la Resistenza hanno un peso relativo per questa destra e vengono bistrattate di continuo. Ogni voce di dissenso, il sale della democrazia, viene criminalizzata. Gli ultimi tristi atti sono: l’episodio del Salone del Libro di Torino, le nomine RAI che stanno provocando reazioni a catena (dimissioni di Fabio Fazio e Lucia Annunziata) e la nomina come Presidente della Commissione antimafia, di Chiara Colosimo. Colosimo è amica strettissima e fedele di Meloni, l’universo di provenienza è uguale per entrambe. I riferimenti ai gruppi di frequentazione in età giovanile e anche successiva degli intrecci politici e delle connivenze, ancora in corso anche in Comune, concorrono a far luce sulla loro malcelata identità.
C’è da preoccuparsi? Mi pare di sì, per la svolta autoritaria che questa compagine di occupazione sta imprimendo al Paese. Non si tratta di un cambiamento culturale ma di un avvilente moto di revanscismo e desiderio di vendetta carico di frustrazioni, per quell’antico complesso di inferiorità che genera sfida e che vorrebbe riscattarsi attraverso l’imposizione di un’egemonia culturale di destra. Il colmo si raggiungerà, d’accordo con Matteo Renzi, se l’Europa andrà a destra dopo le elezioni di giugno 2024.
Intanto l’attacco alle libertà d’espressione procede speditamente. Al Salone del Libro, la ministra Roccella, incapace di stare nell’agone politico, ha farfugliato di libertà di parola e di pensiero e rivendicato il diritto al confronto, in una platea di ragazze con le quali proprio il dialogo è interrotto da mesi. Negli ospedali, il terreno è già disseminato di sofferenze e disagi per l’attacco alla legge 194/1978, che manifesta le sue maggiori difficoltà di applicazione in regioni come l’Abruzzo con l’83% di medici obiettori e Molise con l’82%, a fronte della media nazionale del 64%. La disparità di potere tra una ministra, le cui tesi sono già note su: aborto, maternità surrogata e diritti LGBTQIA+, si configura quasi come un abuso di potere nei confronti della parte debole. Che non ha voce e che dispone della contestazione come unica arma possibile. Lo stesso principio vale per gli attivisti eco-ambientali (eco-vandali) che ricorrono a forme estreme per attrarre l’attenzione dei decisori. Questi episodi segnano quindi la ripresa ufficiale della contestazione nel Paese. Che si arricchirà di altre svariate forme pronte a venire alla luce appena si presenterà il volano giusto per battersi.
Tornando alla legge 194, pensare di arginare il fenomeno della denatalità attaccando il diritto di aborto non è mai stata una soluzione. La precondizione per la maternità è la libera scelta della donna e la certezza delle tutele socio-economiche. Non pare ci siano scorciatoie.